Come
alcuni voi avranno visto dalle foto pubblicate sulla pagina facebook, la scorsa
settimana io e il maritozzo ci siamo regalati un weekend prettamente
enogastronomico tra i dolci colli delle Langhe. L’unico obiettivo era quello di
farci coccolare – o considerate le quantità ingurgitate meglio forse dire
devastare – da buon cibo e buon vino. In particolare avevamo in programma di
pasteggiare almeno una volta a base di tartufo bianco, la specie più pregiata
del prezioso tubero. L’autunno è la stagione perfetta e naturalmente anche la
zona è quella giusta, chi non ha mai sentito parlare del rinomato tartufo
bianco di Alba? Peccato che sia un salasso per il portafoglio, penserete voi.
No, non sempre. Ci sono anche posti – pochissimi – dove il tartufo bianco è
alla portata di tutti. Sono quegli agriturismi dotati di una propria tartufaia.
Io finora ne ho scovati solo un paio in tutto il Belpaese. Uno di questi è
nascosto, in posizione decisamente panoramica, tra le colline langarole e ci ha
talmente conquistato che ci ha visto ospiti per il secondo anno consecutivo. Si
tratta dell’agriturismo Il Trifulau
in quel di Sinio, un tranquillo paesello a circa 20 minuti d’auto a sud di
Alba. Il Trifulau è una casa rurale a
conduzione familiare, un ritrovo semplice e alla buona. Se cercate un locale raffinato con cucina
ricercata non è il posto per voi, dovete andare altrove. Se invece siete alla
ricerca della cucina tipica di Langa da abbinare ai tartufi, per di più ad un
prezzo assolutamente onesto, siete nel posto giusto. Il menù è praticamente fisso
– vengono di solito presentati tre antipasti e un paio di alternative per
primo, secondo e dolce – ma all’atto della prenotazione – obbligatoria – potete
far presente alla proprietaria, nonché cuoca, vostre eventuali esigenze e lei
farà di tutto per venirvi incontro. Il simpatico marito invece segue la sala ed
è un grande esperto di tartufi. E’ lui
il trifulau! Accoglie i commensali e porta loro in tavola l’ampio cesto con la
preziosa merce: tanti buoni e profumatissimi tartufi di varia pezzatura.
Naturalmente se necessario non lesina i suoi preziosi consigli e con competenza
ed estrema correttezza aiuta anche il più inesperto nella scelta. Vi spiega per
esempio come i tartufi più piccoli e dalle forme più irregolari costino meno,
pur non avendo nulla da invidiare in termini di gusto a quelli esteticamente
più gradevoli. Effettuata la scelta, i tartufi vengono pesati sotto i vostri
occhi e vi torneranno avvolti in un canovaccio, puliti e pronti per essere
affettati con l’apposito tagliatartufi in lamelle sottilissime che andranno ad
impreziosire le gustose portate.
Considerate
le premesse direi che è quindi giunto il momento di gustarci il nostro
luculliano pasto. Si parte con il tris di antipasti che prevede in primis una
frittatina al tartufo nero che, a differenza del bianco da consumare esclusivamente
a crudo, si può incorporare alle pietanze anche durante la cottura. Nonostante
non impazzisca per il tartufo nero che trovo talvolta troppo intenso sia come
gusto, sia come profumo, in questo caso devo dire che il connubio con l’uovo è
ben riuscito. Questo significa che, oltre ad essere sapientemente dosato, siamo
di fronte a un prodotto di ottima qualità. Proseguiamo in un crescendo con la
fondutina cosparsa dalla prima grattata di bianco. Che incredibile goduria per
il palato! Il tartufo bianco dona un’estrema delicatezza al saporito formaggio
di Langa fuso, creando un qualcosa di semplicemente perfetto.
Continuiamo
con uno dei cavalli di battaglia della cucina piemontese, dell’eccellente tartare
di fassona. La carne cruda, per di più tritata fine e condita delicatamente
come quella qui servita, è da sempre uno dei miei piatti preferiti, tanto che
per poterne assaporare appieno il sapore non ho voluto abbondare nemmeno con l’adorato
tartufo bianco. Sta di fatto che, sola o in compagnia del re bianco, mi è
sembrato di volare sulla luna per la sua bontà! Degna conclusione del primo
round.
Riprendiamo
con due primi della tradizione, agnolotti del plin e tagliolini al burro sui
quali sono piovute ancora una volta leggere scaglie di bianco. Siamo di fronte
a due piatti la cui semplicità assoluta viene esaltata la massimo grazie al tartufo.
Come secondo ecco scaloppine al tartufo nero per il maritozzo e classico uovo all’occhio
di bue con abbondante spolverata di Sua Maestà tartufo bianco per me. Buono?
No, di più.
Finiamo
in dolcezza con altri due classici della cucina langarola, la torta di nocciole
e il bunet. Buonissima la prima grazie al sapore inconfondibile della nocciola
tonda gentile piemontese, l’esemplare più prezioso di questo frutto, così come
il tartufo bianco lo è della famiglia dei funghi; squisito il bunet che avrei
potuto mangiare all’infinito, e per fortuna che di solito non amo i budini!
Un
capitolo a parte lo meritano i vini: Dolcetto, Nebbiolo e Barbera prodotti
internamente all’agriturismo stesso. Io e il maritozzo abbiamo abbondantemente
pasteggiato con i primi due, mentre il Barbera lo abbiamo assaggiato a fine
serata quando il proprietario ci ha portato a visitare la sua cantina dove
abbiamo continuato allegramente a spillare botti in compagnia di altri
commensali. Ne siamo usciti sani e salvi dopo un’ora di degustazione! Impossibile
dimenticare anche il delizioso nocino home
made offerto per facilitare la digestione.
Naturalmente
sarebbe impensabile mettersi in macchina dopo un così lauto banchetto e non se
ne presenta nemmeno la necessità visto che l’agriturismo offre la possibilità
di fermarsi a pernottare nelle belle e ben ristrutturate camere con vista sulle
colline circostanti. Tra l’altro il mattino successivo potrete fare colazione
con la marmellata di mele cotogne preparata dalla proprietaria. Vi assicuro che
è meritevole di nota.
Insomma
una sosta in questo agriturismo è un obbligo, soprattutto se come la sottoscritta
amate il tartufo bianco ma non volete indebitarvi per una cena… Se evitate lo stesso periodo in cui è in corso la famosa fiera internazionale
del tartufo bianco di Alba, i prezzi del prezioso tubero possono arrivare ad
essere anche la metà di quelli che si trovano in qualsiasi altro ristorante o
agriturismo della zona, ma anche in concomitanza con la fiera il costo sarà
comunque di molto inferiore.
Insomma non avrete mica pensato che la vostra Esploratrice Golosa,
devotissima ambasciatrice del low-cost di qualità, vi lasciasse in braghe di
tela?
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