sabato 27 giugno 2015

EXPO: LANGOSTERIA FISH BAR, MILANO



Oltre ai tanti eventi, come il Mercato Metropolitano, che rientrano nel calendario ufficiale di EXPO, a Milano sono sorte tante altre iniziative che giustamente ne cavalcano l’onda. Si tratta spesso di progetti temporary, destinati a durare per un periodo di tempo limitato, a grandi linee coincidente con le date dell’Esposizione Universale. Il Langosteria Fish Bar è uno di questi. Inaugurato a fine maggio e aperto per tutta l’estate, fino al 15 settembre incluso, viene ospitato nell’Art Garden dello Superstudio Più di via Tortona, indirizzo noto ai milanesi per dare spazio ad eventi e manifestazioni inerenti prevalentemente l'arte, la moda e il design. L’area, molto curata e ideata per catapultaci direttamente in vacanza, è organizzata attorno a diverse isole gastronomiche dove la protagonista è la cucina di mare. Non a caso l’ideatore del progetto è il fondatore di Langosteria 10, ristorante milanese noto agli amanti del buon pesce fresco e che qui ripropone alcuni dei piatti che hanno contribuito alla sua fama.


I chioschi dedicati alle eccellenze di mare sono tre: Oyster & Raw Fish dove troverete un’ampia scelta  di crudi di pesce; Lobster, Crab & Salad che vede da una parte granchio reale e astice, dall’altra la classica insalata di mare e una versione rivisitata a base di polpo e farro; Fish Kitchen che spazia dal fritto al tonno scottato, fino ai primi piatti. Ho dato il via alle mie degustazioni con un crudo di mare comprendente orata, branzino e tonno freschissimi e ho continuato con il King Crab alla Catalana, sempre buonissimo, cotto e condito alla perfezione. Tanto che c’ero, non potevo farmi mancare anche il gazpacho con aragosta, altro piatto di altissimo livello con un’aragosta preparata sapientemente e un gazpacho delizioso, perfettamente equilibrato (il cetriolo una volta tanto non copre tutti gli altri sapori ma, dosato nella giusta misura, contribuisce alle ricche gustose sfumature di questa freschissima crema estiva), tanto buono da non averne mai provati di migliori, nemmeno in Andalusia.




Il Langosteria Fish Bar non è però solo mare, è anche terra. Innanzitutto grazie alle proposte di Foodscovery, la piattaforma web che contribuisce a far conoscere al di fuori della propria realtà locale le eccellenze enogastronomiche nazionali, offrendo i prodotti dei migliori laboratori artigianali italiani. Presso il loro stand mi sono fatta tentare dalla tartara di podolica (per chi non lo sapesse, è una razza bovina che viene allevata nell’Appennino meridionale, dalla Campania fino a Puglia e Calabria) con spuma di pecorino e ho fatto benissimo! Molto buona e saporita la carne, delicatissima la spuma di pecorino. Sempre parlando di terra, un assaggio della focaccia al formaggio di Recco, quella della nota focacceria Manuelina, era un obbligo. L’ho apprezzata ma senza troppi entusiasmi, diciamo che ne ho provate di migliori.
Per accompagnare tutte queste prelibatezze, avrete l’imbarazzo della scelta tra cocktail ricercati e una ricca selezione di vini, Champagne incluso.
E per concludere doveroso è stato il bis di granita siciliana, grazie nientemeno che alla presenza del furgoncino della nota pasticceria Campidoglio di Sant’Agata di Militello. Io, che qui avevo già dichiarato il mio amore smisurato per la granita siciliana, quella vera, non potevo perdere l’occasione di gustarmi questa mia adorata prelibatezza addirittura senza quasi muovermi da casa, proprio nel bel mezzo della Palude Padana. Il responso, non a sorpresa visto che ho già avuto il piacere di assaporare le granite di Campidoglio proprio nella loro sede storica, è una promozione a pieni voti. E’ proprio lei, la vera granita sicula, con le fragole fresche in un caso e vero caffè espresso nell’altro e con l’inconfondibile panna vellutata e corposa che solo nell’Isola riesco a trovare così deliziosa.
Come ho già avuto modo di sottolineare, il livello delle degustazioni proposte è elevato e il fatto che il tutto sia preparato in tempo reale sotto gli occhi di noi avventori costituisce un ulteriore valore aggiunto. Ci sono però un paio di aspetti che non mi consentono di promuovere appieno questa iniziativa.
L’ambientazione, con i chioschi tra i quali potersi aggirare liberamente, alternati da salottini circondati dal verde dopo poter invece mangiare comodamente seduti, è davvero molto piacevole alla vista e decisamente ben pensata, ma per i miei gusti l’atmosfera è un po’ troppo snob. Per carità, probabilmente è solo un mio disagio dovuto al fatto che non sono abituata a contesti così esclusivi e raffinati, ma credo che un’aria più informale e rilassata sarebbe più appropriata e attirerebbe più visitatori (il paragone con il Mercato Metropolitano mi sorge spontaneo). Per esempio credo si respirerebbe un’aria più leggera se appena entrati non si fosse assaliti da hostess e steward pronti a ripetere più e più volte l’intuitivo “funzionamento” degli spazi. Figlioli gentili e accoglienti, nulla da dire, ma accidenti mi sentivo quasi pedinata, bastava infatti che indugiassi un attimo davanti a un chiosco per far sì che sopraggiungessero prontamente per chiedermi se ci fosse bisogno di aiuto e se mi fosse già stato spiegato come muovermi. A loro sono da aggiungere i numerosi e impeccabili camerieri vestiti di tutto punto, manco ci trovassimo in un ristorante stellato.

Consapevole che questa mia osservazione sia assolutamente opinabile, non credo lo sia invece il mio disappunto per i prezzi, o meglio forse dire per il rapporto quantità/prezzo. Che siamo di fronte a prodotti artigianali di primissima qualità l’ho già detto e lo ribadisco, però torniamo sul pianeta Terra per favore. Pagare 6€ per quattro quadratini di focaccia di Recco è una rapina a mano armata. Punto. Sborsare 5€ per un bicchierino minuscolo di granita solo perché siamo nella ricca Milano, quando in Sicilia nella stessa pasticceria e per lo stesso prezzo mi gusterei due bicchieroni contenti la metà in più del prodotto, anche no. Idem dicasi per le portate a base di pesce, freschissimo e lavorato con maestria, ma servito in porzioni da tapas. E lo affermo con la consapevolezza che una materia prima di tale livello non può e non deve essere svenduta.
Insomma, mangiando in due tutte le golosità che vi ho descritto e soprattutto a fronte di una spesa di quasi 70€ bevande escluse, io e il maritozzo ci siamo avviati verso casa con ancora un certo languorino.
Non mi piace fare critiche, l’obiettivo di questo blog è infatti quello di far conoscere luoghi e ristori che mi hanno conquistato per la loro bellezza o con il gusto. Il Langosteria Fish Bar effettivamente merita, altrimenti non ne avrei parlato. Una volta però. Per togliersi lo sfizio.
Peccato perché sono convinta che se il concept fosse lievemente rivisto e soprattutto i prezzi  fossero ridimensionati, potrebbe davvero diventare uno dei ritrovi più gettonati dell’estate milanese.

Il Langosteria Fish Bar è comunque da provare, le eccellenti portate di mare e la buonissima granita siciliana vi trasporteranno in pieno Mediterraneo!

sabato 20 giugno 2015

THE ICE CREAM MAP: LA GELATERIA DONDOLI, SAN GIMIGNANO


Del mio grande amore per la Toscana ho già accennato qui, mentre del mio debole per le dolci ghiottonerie ve ne ho parlato qua. Oggi unisco queste due passioni e vi assicuro che il risultato è un’accoppiata stratosferica!
Innanzitutto vi svelerò qual è il mio dolce preferito. E non ho dubbi nell’affermare che, nonostante mi proclami devota appassionata della pasticceria anglosassone e sebbene sia fermamente convinta che la pasticceria siciliana, tallonata da quella partenopea, non tema rivali, la mia preferenza assoluta va a quella che definirei la leccornia zuccherosa nazionale per eccellenza. Quella squisitezza fresca, cremosa e vellutata che porta il nome di gelato. Ma che piacere sublime è il gelato?? Trovatemi un solo essere vivente che non lo ami follemente! No, non può esistere! E comunque se ben si materializzasse di fronte a me qualche pazzoide disposto ad affermare una simile blasfemia, vi assicuro che potrei fornirgli più di un indirizzo che gli farebbe senza dubbio cambiare idea al primo assaggio. 

Ecco perché oggi inauguro la mia terza mappa, THE ICE CREAM MAP.

No, non lo faccio semplicemente perché siamo nella stagione giusta, io il gelato me lo pappo tutto l’anno! E non sono l’unica, basta vedere la fila che indistintamente durante qualsiasi periodo dell’anno si forma all’esterno della Gelateria Dondoli o Gelateria di Piazza a San Gimignano.


A nord di Siena, sulla cima di un colle dal quale domina l’intera Val d’Elsa, si erge questo gioiello medievale famoso soprattutto per le sue torri che tuttora, anche se in numero decisamente inferiore rispetto al passato, ne caratterizzano il profilo. Non mi voglio però soffermare sulle sue innumerevoli bellezze perché recarsi qui, inerpicarsi per le sue antiche stradine tortuose, esplorare ogni suo pittoresco angolino, non è qualcosa che si può spiegare a parole, bisogna farlo e basta. Non siete mai stati a San Gimignano e dintorni? Ma non esiste! Lasciate perdere qualsiasi cosa state facendo in questo momento e mettetevi subito in viaggio! Forza, non ci sono scuse!


Io intanto comincio a portarvi in quella che è la sua piazza più bella e scenografica, la famosa Piazza della Cisterna. Dalla forma triangolare, cinta da magnifiche case e torri medievali e caratterizzata dal pozzo ottagonale che si trova al suo centro e al quale deve il suo nome, è proprio alla sommità della collina su cui si distende l’incantevole cittadina toscana ed è qui che convergono le sue caratteristiche e ripide stradine. E’ quindi anche un ottimo posto per riprendersi dalle fatiche che vi hanno accompagnato fino quassù, soprattutto perché potete farlo assaporando uno dei gelati più deliziosi nei quali mi sia mai imbattuta. Uno dei gelati migliori al mondo, anzi sembrerebbe addirittura il migliore visto che la rinomata e pluripremiata Gelateria Dondoli per ben due anni si è aggiudicata la Coppa del Mondo di Gelateria. Sono sincera, io non amo le varie classifiche che al giorno d’oggi proliferano per la qualunque e in ogni dove e che spesso sono farlocche e comunque non possono necessariamente essere attendibili (chi è stato in tutte le spiagge o le città del mondo? Chi ha mangiato in tutti i ristoranti del mondo? E del gusto personale non ne teniamo conto?), ma di certo posso confermare che questo gelato è spaziale e si merita i tanti premi e riconoscimenti che ha collezionato nel tempo. 


Basta un solo assaggio per avere la certezza che alla base ci sono ingredienti selezionatissimi e di primissima qualità, tra i quali spiccano i prodotti tipici del territorio. Ne sono una prova i miei due gusti preferiti: la crema di Santa Fina, in onore alla patrona della città, con zafferano DOP di San Gimignano, e lo zabaione di Vinsanto, dove la famosa crema all’uovo si sposa con il tradizionale vino da dessert toscano. Il top, assolutamente divini! Da assaporare e riassaporare all’infinito! Non da meno è il freschissimo sorbetto di Vernaccia, il delizioso vino bianco dai delicati sentori fruttati e floreali tipico del territorio cittadino e che si fregia del marchio di Denominazione di Origine Controllata e Garantita.
La particolarità della Gelateria Dondoli sta anche nella capacità di accostare i sapori in maniera originale, creando gelati unici al mondo, infatti può vantare ben 9 gusti di gelato come marchio registrato. Tra questi la mia preferenza va al Curva Fiesole che unisce ricotta e mirtilli, al Rosemary Baby, un sorbetto a base di lamponi freschissimi aromatizzati al rosmarino, e alla Venere Nera che suggella l’unione tra mora e lavanda.
Altri gusti degni di nota che ho potuto provare durante le mie numerose soste in quel di San Gimignano sono il toscanissimo Biskerata con cioccolato bianco, olio di semi di zucca e biscotti, il Michelle, omaggio alla First Lady americana, che unisce cantucci allo zafferano, mandorle di Avola, scorza di arancia amara e miele e infine – udite, udite – il Cacio e Olive. Adoro sperimentare gusti di gelato particolari e insoliti, ma sono titubante quando si sconfina nella sfera del salato. Il gelato è un dolce e a mio parere tale deve restare. Beh, vi dirò, Cacio e Olive non è certo il mio gusto preferito, ma è da provare perché è comunque molto buono e il suo retrogusto salato nel complesso non stona affatto, anche all’interno di un dessert.


Chiudo con un consiglio: prendete subito la coppa maxi e sperimentate più gusti possibili. E’ comunque certo che farete almeno una seconda fila per un altro assaggio, però magari, essendo meno fogne di me, in questo modo vi evitate la terza. Sì, la sottoscritta ha fatto pure quella. E più di una volta.

E’ proprio il caso di dire che non ne ho mai abbastanza!


domenica 14 giugno 2015

EXPO: IL MERCATO METROPOLITANO, MILANO


No, non sono ancora stata ad EXPO. Ovviamente però non mancherò di recarmi a curiosare tra i padiglioni di Rho. E’ vicino a casa, per di più si parla di alimentazione e nutrizione, come potrei non andare?  Ho acquistato già da tempo i biglietti che consentono l’accesso per due giornate consecutive, in quanto è evidente che un solo giorno non sia minimamente sufficiente per farsi un’idea esaustiva e francamente mi sa che pure due saranno pochi. Vedremo, credo che vi aggiornerò entro breve, la mia idea è infatti quella di far visita all’Esposizione Universale entro il mese di luglio, prima delle agognate ferie estive. Nel frattempo però non ho perso tempo e sto approfittando di alcune delle numerose iniziative che, naturalmente soprattutto a Milano, ruotano intorno a questo tanto atteso e discusso evento. La mia preferenza al momento va al Mercato Metropolitano.  Beh, si gioca facile con me. Che mi piace magnare lo sapete, ma forse non sapete ancora che uno dei luoghi che prediligo per farlo è il regno dello street food, manco a dirlo,  proprio il mercato. Luogo d’incontro colorato, vitale, allegro, autentico e genuino. E molto spesso pittoresco e chiassoso! Quello del mercato è uno dei pochi rumori che amo, il rumore della vita! In qualsiasi città io mi trovi, l’agglomerato di bancarelle locale è una tappa fissa e presto comincerò a parlarvi di alcuni dei miei mercati preferiti sparsi per il globo. Considerate le premesse, capirete come, solo dal nome, la mia attrazione per il Mercato Metropolitano sia stata immediata.


E’ situato in zona Porta Genova, a due passi dall’omonima stazione, nell’area che un tempo ospitava il mercatino delle pulci più noto della città, la Fiera di Senigallia. Trovarlo è molto semplice: dando le spalle alla stazione dirigetevi verso destra in via Valenza e percorrete tutto il suo muro perimetrale, al termine del quale troverete l’ingresso del mercato. Per chi non è esperto di Milano, farà piacere sapere che si trova in una delle zone più caratteristiche e vivaci della città, a ridosso della modaiola via Tortona, nei pressi del Naviglio Grande e a due passi dalla rinnovata Darsena, dove abbondano i negozi alternativi, dove si scatena la movida serale e dove si possono ammirare le tipiche case a ringhiera lombarde ristrutturate alla perfezione.


Ma cos’è esattamente il Mercato Metropolitano? E’ il classico mercato con le bancarelle che vendono  di tutto un po’? No, non proprio. Innanzitutto è importante sottolineare che si tratta un ottimo esempio di rivalorizzazione e di recupero di spazi inutilizzati e degradati, nasce infatti all’interno di un vecchio deposito delle ferrovie con l’idea di dare vita ad un vero e proprio Farmer’s Market, dove i protagonisti sono i produttori locali e diversi ristoratori e imprenditori milanesi che si sono aggregati in un unico spazio per offrire le proprie specialità. E’ composto da due aree distinte, una all’aperto e l’altra al coperto. Quest’ultima trova spazio in un vecchio capannone tappezzato da colorati graffiti e occupato da diversi stand, gli uni accostati agli altri, che offrono pasta fresca e altre tipologie di primi piatti tra cui insalate fredde di riso e legumi o la toscanissima pappa al pomodoro, secondi a base sia di carne, sia di pesce, salumi e formaggi, piadine romagnole, prodotti da forno dolci e salati. Troverete anche uno spazio dove acquistare prodotti biologici, tra cui tante marmellate molto particolari, ma anche libri e utensili per la cucina. 


La mia preferita è però la parte esterna. Qui, dove grazie alla semina di fiori e piante si è cercato di ricreare un ambiente agreste e bucolico tra tanti coloratissimi e originali posti a sedere come il classico sacco di terriccio, regna incontrastato lo street food. Subito all’ingresso del mercato noterete una bottega dove poter acquistare direttamente dal produttore frutta e verdura freschissime, mentre spingendovi più avanti, oltre il capannone, troverete numerosi stand, originali food truck e simpatiche ape car che propongono tipicità regionali come le sicilianissime pane e panelle, panini gourmet, burgers, pasta ripiena, fritti, gelati dai gusti insoliti, birre artigianali, cocktails ricercati e tante altre specialità. Insomma, grande varietà di cibo, da quello di strada, semplice e autentico, a prodotti più raffinati come ostriche e tartare. Il Mercato Metropolitano è a mio parere promosso anche per il portafoglio. C’è sì qualcosa che viene venduto a prezzi un tantino esosi, ma nella maggioranza dei casi il tutto è proporzionato alla qualità e alla quantità offerta.



Per il momento sono stata qui con il maritozzo in due occasioni diverse. La prima volta, per riprenderci da una lunga passeggiata attanagliati nella morsa della tipica afa della Palude Padana, abbiamo inaugurato la nostra mangiata al Salad Bar con un bel piattone di assaggi misti di insalate fredde a base di farro e riso venere. Ottima scelta: piatto fresco, buono, leggero ma saziante. 


Abbiamo proseguito con due burger presso lo stand di Mike, locale milanese di recente apertura che ha il suo quartier generale nei pressi di Corso Como. Il suo orgoglio sta nella cottura a bassa temperatura al fine di preservare le proprietà organolettiche del cibo che dovrebbe quindi risultare più leggero e sano. Per quel che ho potuto provare effettivamente, almeno per quanto riguarda la leggerezza e la digeribilità, è vero, anche se bisogna dire che le dimensioni dei burger sono piuttosto contenute, infatti solitamente mi scontro con panozzi ben più voluminosi! Il prezzo è comunque proporzionato a quanto offerto. Il primo che ho addentato è stato il fish burger, nel quale un medaglione a base di salmone e cernia è accompagnato da lattuga, pomodoro e maionese all’arancia. Buono, buono, buono! E geniale l’idea della maionese all’arancia, semplicemente perfetta con il burger di pesce! La seconda alternativa, il Bufala Burger, mi ha invece entusiasmato meno. Carne di bovino con lattuga, pomodori secchi sott’olio e mozzarella di bufala DOP. Anche in questo caso sono stati utilizzati ingredienti di qualità che ben si sposano tra di loro, ma la ciccia purtroppo è stata una delusione. Lei, che dovrebbe essere l’indiscussa protagonista, era totalmente insapore. Che la cottura a bassa temperatura non le renda giustizia? Non saprei, ma forse la ciccia ha bisogno di essere più maltrattata per permettergli di sprigionare quell'inconfondibile e succulento sapore di brace. 


E per concludere una doppia dolcezza. Prima un bel gelatone ai gusti lampone, sesamo e vincotto, miele e semi di papavero. Mio Dio, che bontà! Ero titubante sui due gusti più insoliti, tanto da aver scelto anche il lampone per “pulirmi il palato” nel caso in cui i primi non fossero stati di mio gradimento. Niente di più sbagliato! Due gusti decisamente diversi tra di loro, ma entrambi a dir poco squisiti. Sesamo e vincotto molto forte e intenso da una parte, miele e semi di papavero delicatissimo dall’altra. E poi che goduria il contrasto tra il cremoso del gelato e il croccante dei semini di sesamo e papavero! L’artefice di questo capolavoro è la gelateria “L’artigiano del gelato” che si trova in zona Corso Vercelli e che vi straconsiglio. Nonostante fossi sazia e soddisfatta, mi sono infine fatta tentare da dei golosi pasticcini sfornati e farciti freschi freschi sotto gli occhi di noi avventori.


Avendo apprezzato moltissimo questa prima esperienza, la settimana successiva io e l’inseparabile maritozzo siamo tornati al Mercato Metropolitano per una nuova scorpacciata. Cominciamo aperitivando con una tartare di salmone e avocado assolutamente squisita, ne avrei mangiata a tonnellate! 


Seguono due primi piatti a base di pasta ripiena, plin di robiola di Roccaverano DOP con pere caramellate e burro aromatizzato alla lavanda e lime e ravioli di scorfano al ristretto di zuppa di pesce e briciole di pane tostato al rosmarino. Plin semplicemente divini! Che armonia e delicatezza di sapori! Scusate ma se ci ripenso, sbavo! Senza dubbio molto buoni anche i ravioli di scorfano, ma non da estasi come i plin. 


Passiamo alla ciccia, che però ancora una volta mi ha deluso. Ordino una tagliata di scottona che sulla carta dovrebbe pesare 300 grammi ed essere accompagna da insalata. La carne in sé non era memorabile ma comunque apprezzabile, peccato che fosse troppo cotta, che la quantità fosse al massimo poco più della metà di quanto dichiarato e che l’insalata consistesse in 3 foglioline di numero. Per la prima volta ho trovato inoltre il prezzo, 12.50€, sproporzionato sia per la qualità, sia per la quantità. 


Il gusto è tornato però a gioire grazie alla focaccia appena sfornata e farcita a crudo con pomodoro, stracciatella, melanzane e basilico. Un prodotto da forno eccellente, dove un impasto perfetto è accompagnato da ingredienti freschissimi e di altissima qualità. Il banco panetteria è in effetti uno degli stand più invitanti di tutto il mercato e provando uno dei suoi prodotti posso di certo affermare che non è solo l’occhio a restarne piacevolmente colpito. Anche in questo caso però il costo è eccessivo: un trancio di normali dimensioni costa la bellezza di 6.50€. Troppo nonostante l’indubbia qualità, inoltre siamo di fronte a uno dei pochi casi, anzi forse l’unico, in cui il prezzo del prodotto non è esposto.


Beh, avrete capito che, a mio modestissimo parere, una visita al Mercato Metropolitano è super consigliata. Ne vale decisamente la pena per più di una ragione: perché si tratta di un ritrovo piacevole e informale dove trascorrere qualche ora rilassandosi e deliziando il palato; perché l’offerta, già di per sé ampia, si rinnova continuamente con parte degli stand che cambia di volta in volta; perché segue una filosofia eco e green, infatti non solo si è circondati da tanto verde, ma gran parte dei materiali utilizzati sia per arredare l’intero spazio, sia per servire il buon cibo, sono interamente riciclabili; perché è anche un luogo di cultura, dove potete prendere parte a seminari e discussioni orientati ai temi della sostenibilità agroalimentare, partecipare a corsi di cucina, ascoltare musica dal vivo e assistere a una delle tante proiezioni nello spazio dedicato al cinema all’aperto.
Tutto ciò dovrebbe concludersi a fine ottobre, con la chiusura di EXPO, ma, visto il riscontro positivo che l’iniziativa sta avendo, si è già alzata qualche voce che chiede il proseguimento dell’iniziativa oltre quel termine e io non posso che schierarmi a favore di quest’idea.



Che il tanto discusso e controverso EXPO faccia bene alla città di Milano?

domenica 7 giugno 2015

THE BURGER MAP: ORSONE, DA LIDIA E JOE BASTIANICH A CIVIDALE DEL FRIULI


Care esploratrici golose, cari esploratori golosi, rieccomi a voi per aggiungere un nuovo tassello alla rubrica THE BURGER MAP.
Andiamo nel profondo nord-est, a Cividale del Friuli. Graziosa cittadina nei pressi di Udine e a pochi chilometri dal confine sloveno, ospita preziose testimonianze dell’arte longobarda che le hanno permesso di fregiarsi del riconoscimento di Patrimonio dell’Umanità da parte dell’UNESCO. Gli scorci più suggestivi dell’abitato sono però offerti da quello che resta il suo simbolo indiscusso, il famoso ponte in pietra a due arcate che poggia su di un macigno naturale sito nel letto del fiume Natisone. Si tratta del noto Ponte del Diavolo. Il suo nome deriva da una leggenda popolare secondo la quale i cividalesi, avendo difficoltà nel costruire il ponte, invocarono l’aiuto del Diavolo. Quest’ultimo si rese disponibile ma pretese in cambio l’anima del primo essere vivente che l’avrebbe attraversato. I cittadini accettarono e il Diavolo eresse il ponte in una sola notte. Il mattino seguente però i cividalesi mandarono in avanscoperta un cagnolino, ingannando il Demonio che dovette accontentarsi dell’anima del povero cucciolo.



La vostra visita a Cividale non deve però fermarsi qui. In frazione Gagliano, a poca distanza dal centro città ma già immerso nella natura dei colli friulani, tra il verde delle vigne di famiglia, c’è una tappa enogastronomica che non potete lasciarvi sfuggire: Orsone, il triplice progetto italiano di Joe e Lidia Bastianich. Triplice perché Orsone è ristorante, taverna e b&b. Potremo azzardare quadruplo se includessimo anche quello che diversi anni prima è stato il primo mattone della tenuta Bastianich, la rinomata azienda vinicola situata a pochi passi dal bel casolare che ospita Orsone.




Al momento posso esprimermi solo sulla taverna, nella quale io e il maritozzo abbiamo pranzato un paio di settimane fa improvvisando una breve deviazione dalla nostra meta finale, la terra slovena. La taverna è proprio il primo ambiente che si incontra entrando nel locale: uno spazio caldo e accogliente, dove spicca il caratteristico bancone in legno attorno al quale ci si può accomodare durante tutta la giornata per sorseggiare qualcosa o per concedersi una pausa golosa ordinando uno dei must della cucina americana dal ristretto menù o dall’elenco dei “today’s specials” riportati sulla grande lavagna a muro. Naturalmente, se desiderate una maggiore riservatezza, potete accomodarvi sui piccoli tavolini in legno che riempiono l’ingresso e la raccolta saletta adiacente. Qui l’ambiente, così come la proposta gastronomica, è molto curato ma più semplice e informale rispetto al ristorante e alla sua elegante e raffinata sala che si trova alle spalle della taverna, dalla quale è separata da una doppia porta a vetri. A chi, come la sottoscritta, è abituato a ristori più alla buona e caciaroni, anche la taverna di primo impatto può sembrare un ambiente un po’ troppo formale, soprattutto perché si viene accolti da giovani e prestanti camerieri vestiti di tutto punto e dalle maniere eccessivamente a modo. In realtà si tratta di ragazzi molto professionali che, tra una chiacchiera e l’altra, si sono rivelati simpatici e gradevoli.



Bene, arrivato il momento di ordinare io e il maritozzo non abbiamo avuto dubbi e abbiamo optato per le due tipologie di burger proposte. Il tutto naturalmente accompagnato da uno dei vini della cantina Bastianich. Guidati anche dai preparati camerieri, la scelta è caduta sull’ottimo Vespa Rosso. Si tratta di un vino amabile, molto corposo, ben strutturato e dall’equilibrio aromatico perfetto. Veramente gradevole e azzeccatissimo abbinamento per la succulenta ciccia dei burger. E questi rinomati burger invece come sono? Nel complesso davvero ottimi, seppur con ancora un piccolo margine di miglioramento. Ma andiamo con ordine. Innanzitutto la presentazione su vassoi in legno è molto curata e le pietanze, i burger in particolare, invogliano a essere mangiati anche solo con gli occhi. Ben indovinata anche l’idea di servire le buonissime patatine fritte con la buccia e tagliate a mano nei caratteristici cestini di metallo che ricordano quelli di una friggitrice, così come quella di proporre a parte le tre  salse – maionese, ketchup e senape – in bicchierini da shot in vetro. Anche le salse, fatte in casa, sono buone, ad eccezione della senape, solitamente la mia preferita, che era davvero troppo acre, al limite del mangiabile, tanto da credere che allo chef sia erroneamente scappata la mano. E i veri protagonisti del piatto? Ve li presento, sono il Calabrone burger, carne di fassona accompagnata da formaggio Valdeon e cipolle caramellate, e il Plus Burger, sempre carne di fassona stavolta abbinata a formaggio El Esprimijo e mostarda di kumquat, ovvero mandarini cinesi. La carne è eccellente, una vera goduria! Il burger, alto e succoso, è cotto alla perfezione. Aaaaah, perché non vi ho fatto una foto del medaglione tagliato a metà? Perché sono una grande ingorda e avevo troppo fretta di mangiarlo, ecco perché! Avreste dovuto vedere che bel colore rosa aveva quelle carne! Un colore sano e invitante, prova del fatto che il burger è stato sulla griglia né un secondo in più, né uno in meno del necessario! Insomma, la ciccia è in assoluto tra le migliori che abbia mai avuto il piacere di assaporare e si merita un bel 10 e lode. Stesso voto se lo guadagna anche il pane. Io, grande amante dei prodotti da forno, appena ho adocchiato il colore di quella pagnotta ne ero già conquistata, non vi dico quando l’ho addentata! Un pane col sesamo degno del miglior panificio artigianale, saporitissimo e con una consistenza soffice ben equilibrata dalla croccantezza della crosta e del sesamo, a mio parere sfornato da non più di un paio d’ore. Credetemi, la carne e il bun valgono da soli la visita alla taverna! Molto buone sono anche le cipolle, che possono vantare una bella caramellatura, e la mostarda, servita a lato del burger, che di solito non amo particolarmente ma che in questo caso, con il suo contrasto di dolce e piccante perfettamente bilanciato, era davvero squisita e si sposava perfettamente all’intero burger. Posso affermare senza dubbio che si è trattato della miglior mostarda mai provata. E fin qui tutto alla grande, c’è però una nota negativa. I formaggi erano entrambi troppo forti, sia per sapore, sia per “profumo”. Sicuramente influisce anche il gusto personale, ma credo che proponendo due sole tipologie di burger sia preferibile offrire due alternative differenti, di cui una con un formaggio più delicato e meno coprente, magari della zona. Peccato davvero per questo scivolone.



Terminati i burger, da grande estimatrice della pasticceria d’oltreoceano, non avrei mai potuto rinunciare al dessert. La prima scelta era praticamente ovvia. Vi pare che non avrei ordinato uno dei miei più grandi amori? Naturalmente CHEESECAKE fu! Sua degna compagna è stata la specialità dolce del giorno, il milkshake alle fragole. La cheesecake è molto bella da vedere, buona e sostanziosa, ma non, come invece viene presentata, così fedele alla classica versione newyorkese che io preferisco. E’ comunque più che promossa, per carità, ma il primato dei pasticceri della Grande Mela resta imbattibile. Che poi in realtà gli chef di Orsone arrivano direttamente proprio dalle cucine di uno dei ristoranti Bastianich di New York, ma, che dire, ribadisco di averla trovata un gradino sotto a quelle provate sul posto. 



Ugualmente promosso è il delizioso milkshake di fragole rigorosamente fresche. L’unica sua pecca sta nella presentazione. Viene infatti servito nel classico bicchiere che ci si aspetterebbe per questo tipo di bevanda ma riempito solo fino a circa 2/3, il che lo trovo poco elegante e anche poco appropriato considerando il prezzo. A proposito di prezzo, il conto totale è stato di 52€. Non poco, ma bisogna riconoscere che tutto ciò che ci è stato servito era di eccellente qualità e che si esce molto, molto sazi. Vi dico solo che la sera purtroppo abbiamo dovuto rinunciare alla cena bosniaca che avevamo programmato a Lubiana e abbiamo pasteggiato solo con della frutta, tanto la pancia era ancora piena!



Insomma, se siete in zona un salto alla taverna è da fare e, per chi vuole e se lo può permettere, credo che anche il ristorante meriti. Se era così buono il burger, chissà che piacere può riservare una bella bisteccona!

Well done Joe & Lidia!