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lunedì 7 settembre 2015

EXPO, MILANO 2015


Per sentirci ancora un pochino in vacanza, io e il maritozzo abbiamo deciso che avremmo passato l’ultimo weekend di agosto a gironzolare tra i padiglioni di EXPO. Si sono uniti a noi tre amici volati direttamente dalla Sicilia per l’occasione e la combinazione si è rivelata vincente, regalandoci due giorni intensi, stancanti ma molto piacevoli.
Devo dire che l’Esposizione Universale di Milano è veramente ben riuscita e, se non l’avete ancora fatto, vi consiglio di programmare una visita dalle parti dell’area fieristica di Rho entro il 31 ottobre, ultimo giorno disponibile.


Non voglio descrivervi per filo e per segno cosa vedrete, credo sia bello vivere la sorpresa che ogni padiglione sa regalare, voglio però aiutarvi indirizzandovi verso quelli che ritengo essere i Paesi imperdibili e indicandovi quelli che invece potete tranquillamente evitare. Le file possono essere molto lunghe (anche 3 ore!), meglio quindi conservare le energie per dove ne vale davvero la pena.
I criteri che ho tenuto in considerazione per la valutazione sono l’interattività e il coinvolgimento del visitatore, l’atmosfera, l’originalità e la pertinenza al tema che vi ricordo essere “Nutrire il pianeta, Energia per la vita”. Siamo quindi nell’ambito dell’alimentazione e della nutrizione riviste in un’ottica innovativa tramite lo sviluppo di nuove tecnologie, al fine di garantire cibo per tutti e un futuro sostenibile per il nostro Pianeta finora spesso sfruttato con poca cura e rispetto.


Per cominciare risponderò alla classica domanda che chiunque mi ha fatto appena ha saputo che sono stata in visita a EXPO: “Qual è il padiglione che ti è piaciuto di più?”. Risposta difficilotta… A contendersi il primo posto ci sono infatti due Paesi, il Giappone e il Kazakhstan. Se proprio devo scegliere,  forse assegnerei la medaglia  d’oro alla ex repubblica sovietica, ma resta indubbio che entrambi i padiglioni di questi Paesi siano di un livello superiore a tutti gli altri e meritino la priorità assoluta.










Imperdibili, seguono a ruota gli Emirati Arabi e la Thailandia. Entrambi si faranno notare già dall’esterno e in particolare le dune di sabbia del primo vi regaleranno una bella sensazione avvolgente durante l’intero percorso. Terminata la visita del padiglione thailandese vi consiglio di non scappare, ma di attendere che abbia inizio lo spettacolo danzante che si svolge di fronte alla fontana dei dragoni, proprio all’uscita del padiglione stesso. Ne sarete rapiti.





In un terzo gruppo comprenderei tutti quei Paesi i cui padiglioni non sono al livello dei quattro precedenti ma meritano comunque una visita. In rigoroso ordine alfabetico mi riferisco ad: Angola, Azerbaigian, Cina, Israele, Malesia, Marocco, Oman e Vietnam. Quest’ultimo in realtà, escluso l’esterno bello e suggestivo, una volta entrati potrebbe deludervi. Ci sono però due buoni motivi per cui dovete dargli una possibilità. Innanzitutto al piano terra, passando per l’entrata laterale quindi senza fare fila ma al massimo facendovi largo tra gli altri visitatori, potrete assistere a degli spettacoli davvero coinvolgenti. Io ho avuto la fortuna di trovarmi lì durante un paio di esibizioni musicali estremamente caratteristiche e ben eseguite. In particolare ho apprezzato moltissimo alcune giovani donne in abiti tipici che ci hanno regalato balli sfrenati  suonando lo xilofono e direi di non essere stata l’unica considerati gli applausi e le acclamazioni che sono seguiti all’esibizione. Il secondo motivo è l’acquisto del classico cappello asiatico in paglia a forma di cono! Sembrerà una banalità, ma io e le mie amiche che abbiamo gironzolato per EXPO sfoggiandolo con orgoglio siamo state fermate innumerevoli volte  - eravamo quasi tentate di andare a comprarne un’altra decina e rivenderli col sovrapprezzo! - da altri visitatori che volevano sapere dove l’abbiamo acquistato. Ebbene, voi siete fortunati perché lo sapete già, lo trovate al secondo piano del padiglione del Vietnam!










Seppure di livello inferiore rispetto i precedenti, meritano una visita il padiglione Zero e soprattutto l’Austria che con il suo bosco vero ha avuto un’idea semplice ma originale, tanto da essere a mio parere l’unico padiglione europeo a rendere giustizia al nostro continente. Potete includere pure Palazzo Italia, anche se forse più per un senso patriottico. Al suo interno spiccano le tre meravigliose sale degli specchi che da sole valgono la visita, sono però l’unica nota di merito, per il resto infatti il padiglione nostrano risulta piuttosto dispersivo e deludente. Peccato, potevamo fare di meglio.





Passiamo ora a quei padiglioni che fossi in voi salterei a piè pari. Certo, se vi avanza del tempo potete prenderli in considerazione, infatti la loro visita non vi richiederà molto sia perché non ci sono file (chissà come mai…), sia perché obiettivamente offrono poco di interessante, sappiate però che non ne uscirete entusiasti. Sto parlando di Argentina, Bielorussia (il cui esterno è però molto particolare), Brasile (la cui attrazione principale – e unica - è la nota rete sospesa che richiede una fila dedicata, differente da quella per l’ingresso al padiglione), Germania, Irlanda, Regno Unito (il migliore tra i peggiori, è infatti molto carino l’alveare per il quale può forse valere la pena l’ingresso al padiglione, anche se ben visibile pure dall’esterno) e Stati Uniti.




Lascio infine in sospeso il giudizio sulla Svizzera il cui percorso standard non mi ha entusiasmato, ma del quale mi manca proprio l’attrazione principale, ovvero la salita alle famose quattro torri dove potersi rifornire gratuitamente di acqua, sale, caffè e mele e che, man mano che i prodotti vengono prelevati, si abbassano modificando l’aspetto del padiglione stesso. L’accesso alle torri è limitato e va prenotato ed è consigliabile farlo on-line, infatti quando ci sono stata io i posti erano esauriti per tutta la giornata.
Oltre ai padiglioni dei singoli Paesi troverete anche i cluster, più padiglioni raggruppanti diversi Paesi che si sviluppano intorno a un tema centrale. Ci sono così il cluster Cacao e Cioccolato, Riso, Frutta e Legumi, Spezie, Bio-Mediterraneo, Zone Aride e per finire Isole, Mare e Cibo. In realtà a parte alcune mostre fotografiche come quella relativa alle zone aride dove troverete immagini a dir poco mozzafiato, la maggior parte dei Paesi rientranti in questi cluster non offrono nulla più di qualche souvenir e qualche stand di cibo locale take-away. 




Ah, da buona tester Lindt (già da qualche anno sono stata selezionata per assaggiare e valutare nuovi prodotti prima che vengano distribuiti sul mercato italiano, un lavoro faticoso!) come dimenticare lo spazio dedicato alle sue specialità, naturalmente nell’ambito del cluster Cacao e Cioccolato? Non solo avrete un assaggino di buon cioccolato preparato al momento, ma potrete concedervi spese pazze acquistando cioccolato in mille varianti. Troverete anche tavolette che non sono ancora commercializzate in Italia, come quella con i semi di sesamo o con il pistacchio tostato.


Magari il maritozzo fosse un Maitre Chocolatier Lindt! :-D

Ultimo ma non per importanza è l'Albero della Vita e il suo irrinunciabile spettacolo serale, una magnifica esplosione di luci colorate! Vi aspetta ogni mezzora a partire dalle 21.




Questa è quindi stata la mia EXPO. Due giornate che mi hanno fatta sentire fiera di essere italiana, e vi assicuro che succede molto raramente quando c’è di mezzo l’uomo. I padiglioni visitati sono stati tanti e sembrerebbe pure i migliori, naturalmente avrei voluto approfondirne altri ancora quali quello della Turchia, della Romania e della Corea, molto attraenti già dall’esterno, ma posso eventualmente ripiegare su un ingresso serale. Inutile dirvi che due giorni rappresentano il minimo sindacale per effettuare una visita approfondita ed entrare realmente nello spirito dell’evento. Vi consiglio l’acquisto dei biglietti cumulativi che consentono l’ingresso all’esposizione a prezzo scontato proprio per due giorni consecutivi, gli stessi che ho acquistato io. Non pensate di poter visitare accuratamente la manifestazione con il biglietto serale, ricordatevi infatti che la maggioranza dei padiglioni chiude alle otto. E non illudetevi, a meno forse di evitare il weekend ma non ne sarei così certa, di visitare tutti i padiglioni che sono riuscita a vedere io. Una delle mie amiche purtroppo ha una disabilità quindi abbiamo potuto saltare le code che nei padiglioni più interessanti andavano dalle 2 alle 3 ore e questo anche nella giornata di domenica che è stata estremamente tranquilla, con molti meno visitatori rispetto al sabato. Se vi può consolare ho però sentito più di una persona affermare che le lunghe code nei Paesi che vi ho indicato come migliori sono valse la pena.




Bene, spero di esservi stata utile e di agevolare la vostra visita! Se siete stati attenti e se mi conoscete almeno un pochino, vi sarete però accorti che manca qualcosa… Bravi! Vi pareva mai possibile che la vostra esploratrice golosa non si fosse sacrificata provando per voi qualche specialità gastronomica? Non sia mai!



Innanzitutto voglio sfatare un mito: non è vero che per mangiare ad EXPO si deve per forza spendere un capitale. Tutti si lamentano dei costi elevati per pasteggiare ed effettivamente nella maggioranza dei casi è così, anzi a volte ci troviamo addirittura di fronte a prezzi da veri e propri strozzini. Non sempre però, e comunque l’alternativa c’è. Dovete semplicemente allontanarvi dal decumano e spingervi verso l’interno o dietro ai padiglioni. Da queste parti troverete tanti chioschi che offrono panini a un prezzo assolutamente nella media e addirittura qualche baretto che propone il menù completo a 10€. Per esempio nella giornata di sabato io e il maritozzo abbiamo pranzato con gli ottimi panini e con le squisite focacce del chiosco del panificio Marconi che si trova indicativamente alle spalle del padiglione brasiliano. Abbiamo preso delle buonissime focacce di farina di mais e di farina di cereali farcite con pomodorini e verdure grigliate, più un delizioso panino gourmet di farina di kamut ripieno con humus, pomodori secchi, melanzane grigliate, insalata e caprino. Il tutto per un totale di 13€, abbondante e onesto. Il pane e le focacce vengono inoltre lavorati e sfornati sotto gli occhi dei clienti, un piacere non solo per il palato, ma anche per gli occhi e per l’olfatto. Queste bontà sono state accompagnate da una birra della famiglia delle regionali della Moretti, per la precisione abbiamo scelto la friulana con mela renetta che si è rivelata molto delicata e bevibilissima anche sotto i 30°. In due giorni abbiamo avuto modo di provare molte altre squisitezze, quali delle ottime empanadas di carne presso il padiglione argentino (4€ l’una) e per ben due volte abbiamo aperitiveggiato al piccolo chiosco che si trova al di fuori del padiglione d’Israele e che propone comode tazzine monoporzione di buonissimo humus e di falafel a 3€ l’uno. Merita una visita anche l’USA Food Truck Nation, spazio dedicato ai classici a stelle a strisce che si trova proprio alle spalle dell’omonimo padiglione. Qui il maritozzo si è buttato sul classico burger – non particolarmente apprezzato - mentre io ho rischiato con il lobster roll. Pur non essendo – e nemmeno ho mai pensato lo sarebbe stato – al livello di quello del Chelsea Market di New York di cui vi ho parlato qui, l’ho sorprendentemente molto apprezzato. Gustoso e abbondante, ricco di bei pezzettoni di astice, è addirittura migliore di altri panini dello stesso tipo provati proprio nella Grande Mela e vale i 15€ spesi. Se pensate che a Milano in alcuni locali viene proposto esattamente al doppio del prezzo solo perché vengono aggiunte una manciata di patatine fritte e due foglioline di insalata…



Preferite sapori italici? Allora dirigetevi al Biodiversity Park. Si trova dietro al padiglione dell’Oman in posizione piuttosto nascosta e grazie a questo praticamente non farete fila. Qui non esitate a buttarvi sulla pizza di Alce Nero Berberè, una pizza dall’impasto leggero e ben lievitato, farcita con ingredienti di indubbia qualità. Io e il maritozzo ci siamo divisi una Bufala, deliziosa con la sua passata di pomodoro dolce e succulenti pezzi di mozzarella freschissima, e la pizza del mese che prevedeva burrata, pomodori ciliegino e scorza di limone. Un accostamento particolare e semplicemente delizioso! Il costo è stato rispettivamente di 9€ e 10€, assolutamente ben spesi.




Naturalmente ogni padiglione ha il proprio ristorante ma, a meno che non abbiate già avuto modo di visitare l’esposizione in lungo in largo, significa fare lunghe attese sottraendo ulteriore tempo alla visita. Inutile dire poi che i prezzi sono davvero elevati e la qualità non sempre garantita (attenzione per esempio al ristorante ecuadoregno, amici non se la sono passata benissimo dopo avervi pranzato).

Insomma, non si può non riconoscere che l’Italia, come da suo stile passando attraverso mille problemi e per il rotto della cuffia, ce l’ha fatta anche questa volta.

domenica 26 luglio 2015

EXPO: THE TANK, MILANO


Dopo il Mercato Metropolitano e il Langosteria Fish Bar, ho scovato un altro posticino che nasce dal fermento che avvolge Milano in concomitanza con EXPO. Bisogna dirigersi in Piazzale Lodi, dove incapperete nuovamente in un progetto temporary e di recupero urbano che ha permesso la rivalorizzazione di un’altra area dismessa, il vecchio scalo ferroviario di Porta Romana.
Sto parlando di The Tank, un vivace spazio dove originali container marittimi sono stati riadattati per ospitare arte, shopping, musica e ristorazione. Un ambiente decisamente figo!  Ce n’è per tutti i gusti e lascio a voi la sorpresa di scoprire tutte le piccole realtà che danno vita a questa new entry nella movida milanese, ma vorrei spiegarvi perché sicuramente io ci ritorno. I motivi sono sostanzialmente due.


Uno, il buon sano rock di Virgin Radio. Noi rockers sappiamo bene come scarseggino i ritrovi in cui allietarci con della buona musica e finalmente, per la gioia dei miei dirimpettai, sono riuscita a godermi al di fuori delle mura di casa i miei amati Cure, ma anche David Bowie, Depeche Mode, Police, Muse e tanti altri, tutti in un colpo solo. Scusate se è poco!


Due, le arepas del foodtruck El Caminante. Che illuminante scoperta! Quale suprema bontà! E’ bastato un solo assaggio per sviluppare una dipendenza cronica da queste croccanti focaccine di mais bianco originarie del Venezuela e farcite abbondantemente con prelibatezze nostrane di eccellente qualità. Il connubio Italia e Venezuela è idilliaco, tant’è che di arepas me ne sono pappate ben tre, una via l’altra!  Ognuna porta il nome di una città – e una zingara come la sottoscritta non può che approvare! –  così ho cominciato il mio viaggio ad Alghero con sarde impanate, caciocavallo, pesto di pomodori secchi e insalata riccia. La mia arepas preferita in assoluto, estasi pura! Mi sono poi diretta verso Lecce dove melanzane arrosto sott’olio, basilico, maggiorana, origano, datterini confit e stracciatella hanno provocato un altro momento di goloso turbamento e ho concluso in totale visibilio oltreoceano, a Caracas, con tenerissimo pollo marinato nel succo di lime e condito con avocado, pepe, maionese e senape. Mi mancano Parma e Bolzano, dove prevedo di fare tappa al più presto!




Questa Milano dell’EXPO mi piace sempre di più.

sabato 27 giugno 2015

EXPO: LANGOSTERIA FISH BAR, MILANO



Oltre ai tanti eventi, come il Mercato Metropolitano, che rientrano nel calendario ufficiale di EXPO, a Milano sono sorte tante altre iniziative che giustamente ne cavalcano l’onda. Si tratta spesso di progetti temporary, destinati a durare per un periodo di tempo limitato, a grandi linee coincidente con le date dell’Esposizione Universale. Il Langosteria Fish Bar è uno di questi. Inaugurato a fine maggio e aperto per tutta l’estate, fino al 15 settembre incluso, viene ospitato nell’Art Garden dello Superstudio Più di via Tortona, indirizzo noto ai milanesi per dare spazio ad eventi e manifestazioni inerenti prevalentemente l'arte, la moda e il design. L’area, molto curata e ideata per catapultaci direttamente in vacanza, è organizzata attorno a diverse isole gastronomiche dove la protagonista è la cucina di mare. Non a caso l’ideatore del progetto è il fondatore di Langosteria 10, ristorante milanese noto agli amanti del buon pesce fresco e che qui ripropone alcuni dei piatti che hanno contribuito alla sua fama.


I chioschi dedicati alle eccellenze di mare sono tre: Oyster & Raw Fish dove troverete un’ampia scelta  di crudi di pesce; Lobster, Crab & Salad che vede da una parte granchio reale e astice, dall’altra la classica insalata di mare e una versione rivisitata a base di polpo e farro; Fish Kitchen che spazia dal fritto al tonno scottato, fino ai primi piatti. Ho dato il via alle mie degustazioni con un crudo di mare comprendente orata, branzino e tonno freschissimi e ho continuato con il King Crab alla Catalana, sempre buonissimo, cotto e condito alla perfezione. Tanto che c’ero, non potevo farmi mancare anche il gazpacho con aragosta, altro piatto di altissimo livello con un’aragosta preparata sapientemente e un gazpacho delizioso, perfettamente equilibrato (il cetriolo una volta tanto non copre tutti gli altri sapori ma, dosato nella giusta misura, contribuisce alle ricche gustose sfumature di questa freschissima crema estiva), tanto buono da non averne mai provati di migliori, nemmeno in Andalusia.




Il Langosteria Fish Bar non è però solo mare, è anche terra. Innanzitutto grazie alle proposte di Foodscovery, la piattaforma web che contribuisce a far conoscere al di fuori della propria realtà locale le eccellenze enogastronomiche nazionali, offrendo i prodotti dei migliori laboratori artigianali italiani. Presso il loro stand mi sono fatta tentare dalla tartara di podolica (per chi non lo sapesse, è una razza bovina che viene allevata nell’Appennino meridionale, dalla Campania fino a Puglia e Calabria) con spuma di pecorino e ho fatto benissimo! Molto buona e saporita la carne, delicatissima la spuma di pecorino. Sempre parlando di terra, un assaggio della focaccia al formaggio di Recco, quella della nota focacceria Manuelina, era un obbligo. L’ho apprezzata ma senza troppi entusiasmi, diciamo che ne ho provate di migliori.
Per accompagnare tutte queste prelibatezze, avrete l’imbarazzo della scelta tra cocktail ricercati e una ricca selezione di vini, Champagne incluso.
E per concludere doveroso è stato il bis di granita siciliana, grazie nientemeno che alla presenza del furgoncino della nota pasticceria Campidoglio di Sant’Agata di Militello. Io, che qui avevo già dichiarato il mio amore smisurato per la granita siciliana, quella vera, non potevo perdere l’occasione di gustarmi questa mia adorata prelibatezza addirittura senza quasi muovermi da casa, proprio nel bel mezzo della Palude Padana. Il responso, non a sorpresa visto che ho già avuto il piacere di assaporare le granite di Campidoglio proprio nella loro sede storica, è una promozione a pieni voti. E’ proprio lei, la vera granita sicula, con le fragole fresche in un caso e vero caffè espresso nell’altro e con l’inconfondibile panna vellutata e corposa che solo nell’Isola riesco a trovare così deliziosa.
Come ho già avuto modo di sottolineare, il livello delle degustazioni proposte è elevato e il fatto che il tutto sia preparato in tempo reale sotto gli occhi di noi avventori costituisce un ulteriore valore aggiunto. Ci sono però un paio di aspetti che non mi consentono di promuovere appieno questa iniziativa.
L’ambientazione, con i chioschi tra i quali potersi aggirare liberamente, alternati da salottini circondati dal verde dopo poter invece mangiare comodamente seduti, è davvero molto piacevole alla vista e decisamente ben pensata, ma per i miei gusti l’atmosfera è un po’ troppo snob. Per carità, probabilmente è solo un mio disagio dovuto al fatto che non sono abituata a contesti così esclusivi e raffinati, ma credo che un’aria più informale e rilassata sarebbe più appropriata e attirerebbe più visitatori (il paragone con il Mercato Metropolitano mi sorge spontaneo). Per esempio credo si respirerebbe un’aria più leggera se appena entrati non si fosse assaliti da hostess e steward pronti a ripetere più e più volte l’intuitivo “funzionamento” degli spazi. Figlioli gentili e accoglienti, nulla da dire, ma accidenti mi sentivo quasi pedinata, bastava infatti che indugiassi un attimo davanti a un chiosco per far sì che sopraggiungessero prontamente per chiedermi se ci fosse bisogno di aiuto e se mi fosse già stato spiegato come muovermi. A loro sono da aggiungere i numerosi e impeccabili camerieri vestiti di tutto punto, manco ci trovassimo in un ristorante stellato.

Consapevole che questa mia osservazione sia assolutamente opinabile, non credo lo sia invece il mio disappunto per i prezzi, o meglio forse dire per il rapporto quantità/prezzo. Che siamo di fronte a prodotti artigianali di primissima qualità l’ho già detto e lo ribadisco, però torniamo sul pianeta Terra per favore. Pagare 6€ per quattro quadratini di focaccia di Recco è una rapina a mano armata. Punto. Sborsare 5€ per un bicchierino minuscolo di granita solo perché siamo nella ricca Milano, quando in Sicilia nella stessa pasticceria e per lo stesso prezzo mi gusterei due bicchieroni contenti la metà in più del prodotto, anche no. Idem dicasi per le portate a base di pesce, freschissimo e lavorato con maestria, ma servito in porzioni da tapas. E lo affermo con la consapevolezza che una materia prima di tale livello non può e non deve essere svenduta.
Insomma, mangiando in due tutte le golosità che vi ho descritto e soprattutto a fronte di una spesa di quasi 70€ bevande escluse, io e il maritozzo ci siamo avviati verso casa con ancora un certo languorino.
Non mi piace fare critiche, l’obiettivo di questo blog è infatti quello di far conoscere luoghi e ristori che mi hanno conquistato per la loro bellezza o con il gusto. Il Langosteria Fish Bar effettivamente merita, altrimenti non ne avrei parlato. Una volta però. Per togliersi lo sfizio.
Peccato perché sono convinta che se il concept fosse lievemente rivisto e soprattutto i prezzi  fossero ridimensionati, potrebbe davvero diventare uno dei ritrovi più gettonati dell’estate milanese.

Il Langosteria Fish Bar è comunque da provare, le eccellenti portate di mare e la buonissima granita siciliana vi trasporteranno in pieno Mediterraneo!

domenica 14 giugno 2015

EXPO: IL MERCATO METROPOLITANO, MILANO


No, non sono ancora stata ad EXPO. Ovviamente però non mancherò di recarmi a curiosare tra i padiglioni di Rho. E’ vicino a casa, per di più si parla di alimentazione e nutrizione, come potrei non andare?  Ho acquistato già da tempo i biglietti che consentono l’accesso per due giornate consecutive, in quanto è evidente che un solo giorno non sia minimamente sufficiente per farsi un’idea esaustiva e francamente mi sa che pure due saranno pochi. Vedremo, credo che vi aggiornerò entro breve, la mia idea è infatti quella di far visita all’Esposizione Universale entro il mese di luglio, prima delle agognate ferie estive. Nel frattempo però non ho perso tempo e sto approfittando di alcune delle numerose iniziative che, naturalmente soprattutto a Milano, ruotano intorno a questo tanto atteso e discusso evento. La mia preferenza al momento va al Mercato Metropolitano.  Beh, si gioca facile con me. Che mi piace magnare lo sapete, ma forse non sapete ancora che uno dei luoghi che prediligo per farlo è il regno dello street food, manco a dirlo,  proprio il mercato. Luogo d’incontro colorato, vitale, allegro, autentico e genuino. E molto spesso pittoresco e chiassoso! Quello del mercato è uno dei pochi rumori che amo, il rumore della vita! In qualsiasi città io mi trovi, l’agglomerato di bancarelle locale è una tappa fissa e presto comincerò a parlarvi di alcuni dei miei mercati preferiti sparsi per il globo. Considerate le premesse, capirete come, solo dal nome, la mia attrazione per il Mercato Metropolitano sia stata immediata.


E’ situato in zona Porta Genova, a due passi dall’omonima stazione, nell’area che un tempo ospitava il mercatino delle pulci più noto della città, la Fiera di Senigallia. Trovarlo è molto semplice: dando le spalle alla stazione dirigetevi verso destra in via Valenza e percorrete tutto il suo muro perimetrale, al termine del quale troverete l’ingresso del mercato. Per chi non è esperto di Milano, farà piacere sapere che si trova in una delle zone più caratteristiche e vivaci della città, a ridosso della modaiola via Tortona, nei pressi del Naviglio Grande e a due passi dalla rinnovata Darsena, dove abbondano i negozi alternativi, dove si scatena la movida serale e dove si possono ammirare le tipiche case a ringhiera lombarde ristrutturate alla perfezione.


Ma cos’è esattamente il Mercato Metropolitano? E’ il classico mercato con le bancarelle che vendono  di tutto un po’? No, non proprio. Innanzitutto è importante sottolineare che si tratta un ottimo esempio di rivalorizzazione e di recupero di spazi inutilizzati e degradati, nasce infatti all’interno di un vecchio deposito delle ferrovie con l’idea di dare vita ad un vero e proprio Farmer’s Market, dove i protagonisti sono i produttori locali e diversi ristoratori e imprenditori milanesi che si sono aggregati in un unico spazio per offrire le proprie specialità. E’ composto da due aree distinte, una all’aperto e l’altra al coperto. Quest’ultima trova spazio in un vecchio capannone tappezzato da colorati graffiti e occupato da diversi stand, gli uni accostati agli altri, che offrono pasta fresca e altre tipologie di primi piatti tra cui insalate fredde di riso e legumi o la toscanissima pappa al pomodoro, secondi a base sia di carne, sia di pesce, salumi e formaggi, piadine romagnole, prodotti da forno dolci e salati. Troverete anche uno spazio dove acquistare prodotti biologici, tra cui tante marmellate molto particolari, ma anche libri e utensili per la cucina. 


La mia preferita è però la parte esterna. Qui, dove grazie alla semina di fiori e piante si è cercato di ricreare un ambiente agreste e bucolico tra tanti coloratissimi e originali posti a sedere come il classico sacco di terriccio, regna incontrastato lo street food. Subito all’ingresso del mercato noterete una bottega dove poter acquistare direttamente dal produttore frutta e verdura freschissime, mentre spingendovi più avanti, oltre il capannone, troverete numerosi stand, originali food truck e simpatiche ape car che propongono tipicità regionali come le sicilianissime pane e panelle, panini gourmet, burgers, pasta ripiena, fritti, gelati dai gusti insoliti, birre artigianali, cocktails ricercati e tante altre specialità. Insomma, grande varietà di cibo, da quello di strada, semplice e autentico, a prodotti più raffinati come ostriche e tartare. Il Mercato Metropolitano è a mio parere promosso anche per il portafoglio. C’è sì qualcosa che viene venduto a prezzi un tantino esosi, ma nella maggioranza dei casi il tutto è proporzionato alla qualità e alla quantità offerta.



Per il momento sono stata qui con il maritozzo in due occasioni diverse. La prima volta, per riprenderci da una lunga passeggiata attanagliati nella morsa della tipica afa della Palude Padana, abbiamo inaugurato la nostra mangiata al Salad Bar con un bel piattone di assaggi misti di insalate fredde a base di farro e riso venere. Ottima scelta: piatto fresco, buono, leggero ma saziante. 


Abbiamo proseguito con due burger presso lo stand di Mike, locale milanese di recente apertura che ha il suo quartier generale nei pressi di Corso Como. Il suo orgoglio sta nella cottura a bassa temperatura al fine di preservare le proprietà organolettiche del cibo che dovrebbe quindi risultare più leggero e sano. Per quel che ho potuto provare effettivamente, almeno per quanto riguarda la leggerezza e la digeribilità, è vero, anche se bisogna dire che le dimensioni dei burger sono piuttosto contenute, infatti solitamente mi scontro con panozzi ben più voluminosi! Il prezzo è comunque proporzionato a quanto offerto. Il primo che ho addentato è stato il fish burger, nel quale un medaglione a base di salmone e cernia è accompagnato da lattuga, pomodoro e maionese all’arancia. Buono, buono, buono! E geniale l’idea della maionese all’arancia, semplicemente perfetta con il burger di pesce! La seconda alternativa, il Bufala Burger, mi ha invece entusiasmato meno. Carne di bovino con lattuga, pomodori secchi sott’olio e mozzarella di bufala DOP. Anche in questo caso sono stati utilizzati ingredienti di qualità che ben si sposano tra di loro, ma la ciccia purtroppo è stata una delusione. Lei, che dovrebbe essere l’indiscussa protagonista, era totalmente insapore. Che la cottura a bassa temperatura non le renda giustizia? Non saprei, ma forse la ciccia ha bisogno di essere più maltrattata per permettergli di sprigionare quell'inconfondibile e succulento sapore di brace. 


E per concludere una doppia dolcezza. Prima un bel gelatone ai gusti lampone, sesamo e vincotto, miele e semi di papavero. Mio Dio, che bontà! Ero titubante sui due gusti più insoliti, tanto da aver scelto anche il lampone per “pulirmi il palato” nel caso in cui i primi non fossero stati di mio gradimento. Niente di più sbagliato! Due gusti decisamente diversi tra di loro, ma entrambi a dir poco squisiti. Sesamo e vincotto molto forte e intenso da una parte, miele e semi di papavero delicatissimo dall’altra. E poi che goduria il contrasto tra il cremoso del gelato e il croccante dei semini di sesamo e papavero! L’artefice di questo capolavoro è la gelateria “L’artigiano del gelato” che si trova in zona Corso Vercelli e che vi straconsiglio. Nonostante fossi sazia e soddisfatta, mi sono infine fatta tentare da dei golosi pasticcini sfornati e farciti freschi freschi sotto gli occhi di noi avventori.


Avendo apprezzato moltissimo questa prima esperienza, la settimana successiva io e l’inseparabile maritozzo siamo tornati al Mercato Metropolitano per una nuova scorpacciata. Cominciamo aperitivando con una tartare di salmone e avocado assolutamente squisita, ne avrei mangiata a tonnellate! 


Seguono due primi piatti a base di pasta ripiena, plin di robiola di Roccaverano DOP con pere caramellate e burro aromatizzato alla lavanda e lime e ravioli di scorfano al ristretto di zuppa di pesce e briciole di pane tostato al rosmarino. Plin semplicemente divini! Che armonia e delicatezza di sapori! Scusate ma se ci ripenso, sbavo! Senza dubbio molto buoni anche i ravioli di scorfano, ma non da estasi come i plin. 


Passiamo alla ciccia, che però ancora una volta mi ha deluso. Ordino una tagliata di scottona che sulla carta dovrebbe pesare 300 grammi ed essere accompagna da insalata. La carne in sé non era memorabile ma comunque apprezzabile, peccato che fosse troppo cotta, che la quantità fosse al massimo poco più della metà di quanto dichiarato e che l’insalata consistesse in 3 foglioline di numero. Per la prima volta ho trovato inoltre il prezzo, 12.50€, sproporzionato sia per la qualità, sia per la quantità. 


Il gusto è tornato però a gioire grazie alla focaccia appena sfornata e farcita a crudo con pomodoro, stracciatella, melanzane e basilico. Un prodotto da forno eccellente, dove un impasto perfetto è accompagnato da ingredienti freschissimi e di altissima qualità. Il banco panetteria è in effetti uno degli stand più invitanti di tutto il mercato e provando uno dei suoi prodotti posso di certo affermare che non è solo l’occhio a restarne piacevolmente colpito. Anche in questo caso però il costo è eccessivo: un trancio di normali dimensioni costa la bellezza di 6.50€. Troppo nonostante l’indubbia qualità, inoltre siamo di fronte a uno dei pochi casi, anzi forse l’unico, in cui il prezzo del prodotto non è esposto.


Beh, avrete capito che, a mio modestissimo parere, una visita al Mercato Metropolitano è super consigliata. Ne vale decisamente la pena per più di una ragione: perché si tratta di un ritrovo piacevole e informale dove trascorrere qualche ora rilassandosi e deliziando il palato; perché l’offerta, già di per sé ampia, si rinnova continuamente con parte degli stand che cambia di volta in volta; perché segue una filosofia eco e green, infatti non solo si è circondati da tanto verde, ma gran parte dei materiali utilizzati sia per arredare l’intero spazio, sia per servire il buon cibo, sono interamente riciclabili; perché è anche un luogo di cultura, dove potete prendere parte a seminari e discussioni orientati ai temi della sostenibilità agroalimentare, partecipare a corsi di cucina, ascoltare musica dal vivo e assistere a una delle tante proiezioni nello spazio dedicato al cinema all’aperto.
Tutto ciò dovrebbe concludersi a fine ottobre, con la chiusura di EXPO, ma, visto il riscontro positivo che l’iniziativa sta avendo, si è già alzata qualche voce che chiede il proseguimento dell’iniziativa oltre quel termine e io non posso che schierarmi a favore di quest’idea.



Che il tanto discusso e controverso EXPO faccia bene alla città di Milano?