venerdì 18 settembre 2015

QUEL CHE RESTA DEL REFERENDUM PER L’INDIPENDENZA SCOZZESE


Esattamente un anno fa, il 18 settembre 2014, il popolo scozzese si recava alle urne per decidere se separarsi o meno dal Regno Unito, rispondendo al quesito “La Scozia dovrebbe essere un paese indipendente?”. Smentendo la maggioranza dei pronostici della vigilia, i no si sono aggiudicati la vittoria al referendum portando a casa il 55% dei voti e mettendo al sicuro la Union Jack.
Se oggi stesso decideste di fare un giro in Scozia senza conoscere l’esito voto, avrete di certo l’impressione che la controversa consultazione popolare si sia svolta in tutt’altro modo. Soprattutto spingendovi verso nord ed addentrandovi nella regione delle Highlands, il cuore del Paese, notereste infatti numerosi segnali a prova di quanto lo storico referendum fosse sentito dalla popolazione e in particolare di come tutto faccia pensare, differentemente da come sono in realtà andate le cose, a una vittoria dei separatisti. Paradossalmente al contrario sembrerebbe che gli unionisti non abbiano lasciato alcuna traccia.
Ecco quindi a voi una breve galleria fotografica di alcune delle testimonianze pro yes che ho raccolto a zonzo per questa terra speciale.











E voi che avreste votato? Yes or No?

lunedì 7 settembre 2015

EXPO, MILANO 2015


Per sentirci ancora un pochino in vacanza, io e il maritozzo abbiamo deciso che avremmo passato l’ultimo weekend di agosto a gironzolare tra i padiglioni di EXPO. Si sono uniti a noi tre amici volati direttamente dalla Sicilia per l’occasione e la combinazione si è rivelata vincente, regalandoci due giorni intensi, stancanti ma molto piacevoli.
Devo dire che l’Esposizione Universale di Milano è veramente ben riuscita e, se non l’avete ancora fatto, vi consiglio di programmare una visita dalle parti dell’area fieristica di Rho entro il 31 ottobre, ultimo giorno disponibile.


Non voglio descrivervi per filo e per segno cosa vedrete, credo sia bello vivere la sorpresa che ogni padiglione sa regalare, voglio però aiutarvi indirizzandovi verso quelli che ritengo essere i Paesi imperdibili e indicandovi quelli che invece potete tranquillamente evitare. Le file possono essere molto lunghe (anche 3 ore!), meglio quindi conservare le energie per dove ne vale davvero la pena.
I criteri che ho tenuto in considerazione per la valutazione sono l’interattività e il coinvolgimento del visitatore, l’atmosfera, l’originalità e la pertinenza al tema che vi ricordo essere “Nutrire il pianeta, Energia per la vita”. Siamo quindi nell’ambito dell’alimentazione e della nutrizione riviste in un’ottica innovativa tramite lo sviluppo di nuove tecnologie, al fine di garantire cibo per tutti e un futuro sostenibile per il nostro Pianeta finora spesso sfruttato con poca cura e rispetto.


Per cominciare risponderò alla classica domanda che chiunque mi ha fatto appena ha saputo che sono stata in visita a EXPO: “Qual è il padiglione che ti è piaciuto di più?”. Risposta difficilotta… A contendersi il primo posto ci sono infatti due Paesi, il Giappone e il Kazakhstan. Se proprio devo scegliere,  forse assegnerei la medaglia  d’oro alla ex repubblica sovietica, ma resta indubbio che entrambi i padiglioni di questi Paesi siano di un livello superiore a tutti gli altri e meritino la priorità assoluta.










Imperdibili, seguono a ruota gli Emirati Arabi e la Thailandia. Entrambi si faranno notare già dall’esterno e in particolare le dune di sabbia del primo vi regaleranno una bella sensazione avvolgente durante l’intero percorso. Terminata la visita del padiglione thailandese vi consiglio di non scappare, ma di attendere che abbia inizio lo spettacolo danzante che si svolge di fronte alla fontana dei dragoni, proprio all’uscita del padiglione stesso. Ne sarete rapiti.





In un terzo gruppo comprenderei tutti quei Paesi i cui padiglioni non sono al livello dei quattro precedenti ma meritano comunque una visita. In rigoroso ordine alfabetico mi riferisco ad: Angola, Azerbaigian, Cina, Israele, Malesia, Marocco, Oman e Vietnam. Quest’ultimo in realtà, escluso l’esterno bello e suggestivo, una volta entrati potrebbe deludervi. Ci sono però due buoni motivi per cui dovete dargli una possibilità. Innanzitutto al piano terra, passando per l’entrata laterale quindi senza fare fila ma al massimo facendovi largo tra gli altri visitatori, potrete assistere a degli spettacoli davvero coinvolgenti. Io ho avuto la fortuna di trovarmi lì durante un paio di esibizioni musicali estremamente caratteristiche e ben eseguite. In particolare ho apprezzato moltissimo alcune giovani donne in abiti tipici che ci hanno regalato balli sfrenati  suonando lo xilofono e direi di non essere stata l’unica considerati gli applausi e le acclamazioni che sono seguiti all’esibizione. Il secondo motivo è l’acquisto del classico cappello asiatico in paglia a forma di cono! Sembrerà una banalità, ma io e le mie amiche che abbiamo gironzolato per EXPO sfoggiandolo con orgoglio siamo state fermate innumerevoli volte  - eravamo quasi tentate di andare a comprarne un’altra decina e rivenderli col sovrapprezzo! - da altri visitatori che volevano sapere dove l’abbiamo acquistato. Ebbene, voi siete fortunati perché lo sapete già, lo trovate al secondo piano del padiglione del Vietnam!










Seppure di livello inferiore rispetto i precedenti, meritano una visita il padiglione Zero e soprattutto l’Austria che con il suo bosco vero ha avuto un’idea semplice ma originale, tanto da essere a mio parere l’unico padiglione europeo a rendere giustizia al nostro continente. Potete includere pure Palazzo Italia, anche se forse più per un senso patriottico. Al suo interno spiccano le tre meravigliose sale degli specchi che da sole valgono la visita, sono però l’unica nota di merito, per il resto infatti il padiglione nostrano risulta piuttosto dispersivo e deludente. Peccato, potevamo fare di meglio.





Passiamo ora a quei padiglioni che fossi in voi salterei a piè pari. Certo, se vi avanza del tempo potete prenderli in considerazione, infatti la loro visita non vi richiederà molto sia perché non ci sono file (chissà come mai…), sia perché obiettivamente offrono poco di interessante, sappiate però che non ne uscirete entusiasti. Sto parlando di Argentina, Bielorussia (il cui esterno è però molto particolare), Brasile (la cui attrazione principale – e unica - è la nota rete sospesa che richiede una fila dedicata, differente da quella per l’ingresso al padiglione), Germania, Irlanda, Regno Unito (il migliore tra i peggiori, è infatti molto carino l’alveare per il quale può forse valere la pena l’ingresso al padiglione, anche se ben visibile pure dall’esterno) e Stati Uniti.




Lascio infine in sospeso il giudizio sulla Svizzera il cui percorso standard non mi ha entusiasmato, ma del quale mi manca proprio l’attrazione principale, ovvero la salita alle famose quattro torri dove potersi rifornire gratuitamente di acqua, sale, caffè e mele e che, man mano che i prodotti vengono prelevati, si abbassano modificando l’aspetto del padiglione stesso. L’accesso alle torri è limitato e va prenotato ed è consigliabile farlo on-line, infatti quando ci sono stata io i posti erano esauriti per tutta la giornata.
Oltre ai padiglioni dei singoli Paesi troverete anche i cluster, più padiglioni raggruppanti diversi Paesi che si sviluppano intorno a un tema centrale. Ci sono così il cluster Cacao e Cioccolato, Riso, Frutta e Legumi, Spezie, Bio-Mediterraneo, Zone Aride e per finire Isole, Mare e Cibo. In realtà a parte alcune mostre fotografiche come quella relativa alle zone aride dove troverete immagini a dir poco mozzafiato, la maggior parte dei Paesi rientranti in questi cluster non offrono nulla più di qualche souvenir e qualche stand di cibo locale take-away. 




Ah, da buona tester Lindt (già da qualche anno sono stata selezionata per assaggiare e valutare nuovi prodotti prima che vengano distribuiti sul mercato italiano, un lavoro faticoso!) come dimenticare lo spazio dedicato alle sue specialità, naturalmente nell’ambito del cluster Cacao e Cioccolato? Non solo avrete un assaggino di buon cioccolato preparato al momento, ma potrete concedervi spese pazze acquistando cioccolato in mille varianti. Troverete anche tavolette che non sono ancora commercializzate in Italia, come quella con i semi di sesamo o con il pistacchio tostato.


Magari il maritozzo fosse un Maitre Chocolatier Lindt! :-D

Ultimo ma non per importanza è l'Albero della Vita e il suo irrinunciabile spettacolo serale, una magnifica esplosione di luci colorate! Vi aspetta ogni mezzora a partire dalle 21.




Questa è quindi stata la mia EXPO. Due giornate che mi hanno fatta sentire fiera di essere italiana, e vi assicuro che succede molto raramente quando c’è di mezzo l’uomo. I padiglioni visitati sono stati tanti e sembrerebbe pure i migliori, naturalmente avrei voluto approfondirne altri ancora quali quello della Turchia, della Romania e della Corea, molto attraenti già dall’esterno, ma posso eventualmente ripiegare su un ingresso serale. Inutile dirvi che due giorni rappresentano il minimo sindacale per effettuare una visita approfondita ed entrare realmente nello spirito dell’evento. Vi consiglio l’acquisto dei biglietti cumulativi che consentono l’ingresso all’esposizione a prezzo scontato proprio per due giorni consecutivi, gli stessi che ho acquistato io. Non pensate di poter visitare accuratamente la manifestazione con il biglietto serale, ricordatevi infatti che la maggioranza dei padiglioni chiude alle otto. E non illudetevi, a meno forse di evitare il weekend ma non ne sarei così certa, di visitare tutti i padiglioni che sono riuscita a vedere io. Una delle mie amiche purtroppo ha una disabilità quindi abbiamo potuto saltare le code che nei padiglioni più interessanti andavano dalle 2 alle 3 ore e questo anche nella giornata di domenica che è stata estremamente tranquilla, con molti meno visitatori rispetto al sabato. Se vi può consolare ho però sentito più di una persona affermare che le lunghe code nei Paesi che vi ho indicato come migliori sono valse la pena.




Bene, spero di esservi stata utile e di agevolare la vostra visita! Se siete stati attenti e se mi conoscete almeno un pochino, vi sarete però accorti che manca qualcosa… Bravi! Vi pareva mai possibile che la vostra esploratrice golosa non si fosse sacrificata provando per voi qualche specialità gastronomica? Non sia mai!



Innanzitutto voglio sfatare un mito: non è vero che per mangiare ad EXPO si deve per forza spendere un capitale. Tutti si lamentano dei costi elevati per pasteggiare ed effettivamente nella maggioranza dei casi è così, anzi a volte ci troviamo addirittura di fronte a prezzi da veri e propri strozzini. Non sempre però, e comunque l’alternativa c’è. Dovete semplicemente allontanarvi dal decumano e spingervi verso l’interno o dietro ai padiglioni. Da queste parti troverete tanti chioschi che offrono panini a un prezzo assolutamente nella media e addirittura qualche baretto che propone il menù completo a 10€. Per esempio nella giornata di sabato io e il maritozzo abbiamo pranzato con gli ottimi panini e con le squisite focacce del chiosco del panificio Marconi che si trova indicativamente alle spalle del padiglione brasiliano. Abbiamo preso delle buonissime focacce di farina di mais e di farina di cereali farcite con pomodorini e verdure grigliate, più un delizioso panino gourmet di farina di kamut ripieno con humus, pomodori secchi, melanzane grigliate, insalata e caprino. Il tutto per un totale di 13€, abbondante e onesto. Il pane e le focacce vengono inoltre lavorati e sfornati sotto gli occhi dei clienti, un piacere non solo per il palato, ma anche per gli occhi e per l’olfatto. Queste bontà sono state accompagnate da una birra della famiglia delle regionali della Moretti, per la precisione abbiamo scelto la friulana con mela renetta che si è rivelata molto delicata e bevibilissima anche sotto i 30°. In due giorni abbiamo avuto modo di provare molte altre squisitezze, quali delle ottime empanadas di carne presso il padiglione argentino (4€ l’una) e per ben due volte abbiamo aperitiveggiato al piccolo chiosco che si trova al di fuori del padiglione d’Israele e che propone comode tazzine monoporzione di buonissimo humus e di falafel a 3€ l’uno. Merita una visita anche l’USA Food Truck Nation, spazio dedicato ai classici a stelle a strisce che si trova proprio alle spalle dell’omonimo padiglione. Qui il maritozzo si è buttato sul classico burger – non particolarmente apprezzato - mentre io ho rischiato con il lobster roll. Pur non essendo – e nemmeno ho mai pensato lo sarebbe stato – al livello di quello del Chelsea Market di New York di cui vi ho parlato qui, l’ho sorprendentemente molto apprezzato. Gustoso e abbondante, ricco di bei pezzettoni di astice, è addirittura migliore di altri panini dello stesso tipo provati proprio nella Grande Mela e vale i 15€ spesi. Se pensate che a Milano in alcuni locali viene proposto esattamente al doppio del prezzo solo perché vengono aggiunte una manciata di patatine fritte e due foglioline di insalata…



Preferite sapori italici? Allora dirigetevi al Biodiversity Park. Si trova dietro al padiglione dell’Oman in posizione piuttosto nascosta e grazie a questo praticamente non farete fila. Qui non esitate a buttarvi sulla pizza di Alce Nero Berberè, una pizza dall’impasto leggero e ben lievitato, farcita con ingredienti di indubbia qualità. Io e il maritozzo ci siamo divisi una Bufala, deliziosa con la sua passata di pomodoro dolce e succulenti pezzi di mozzarella freschissima, e la pizza del mese che prevedeva burrata, pomodori ciliegino e scorza di limone. Un accostamento particolare e semplicemente delizioso! Il costo è stato rispettivamente di 9€ e 10€, assolutamente ben spesi.




Naturalmente ogni padiglione ha il proprio ristorante ma, a meno che non abbiate già avuto modo di visitare l’esposizione in lungo in largo, significa fare lunghe attese sottraendo ulteriore tempo alla visita. Inutile dire poi che i prezzi sono davvero elevati e la qualità non sempre garantita (attenzione per esempio al ristorante ecuadoregno, amici non se la sono passata benissimo dopo avervi pranzato).

Insomma, non si può non riconoscere che l’Italia, come da suo stile passando attraverso mille problemi e per il rotto della cuffia, ce l’ha fatta anche questa volta.

martedì 1 settembre 2015

ALLOGGIARE CON AIRBNB


Ben ritrovati cari esploratori golosi!

Anche Mai Abbastanza è andato in vacanza e se avete seguito la pagina Facebook sapete bene dove e potete immaginare quanto avrò da raccontarvi nei post a venire. Abbiate però  ancora un pochino di pazienza, devo fare ordine e rielaborare le emozioni che i tanti meravigliosi luoghi visitati mi hanno regalato. Se poi considerate anche che a soli due giorni dal rientro ero già al lavoro… Ma va bene così, la vita è breve è cerco sempre di sfruttare i miei giorni di ferie il più possibile, tanto che ci faccio in Palude Padana?
Il rientro sul blog sarà quindi soft. Non parlerò né di luoghi ameni, né di gustose golosità, ma naturalmente snocciolerò informazioni utili per tutti gli amanti del vagabondaggio. Vi voglio infatti parlare di un portale web che ho iniziato ad utilizzare nell’ultimo anno e che consiglio a tutti coloro che sono alla ricerca di un posticino dove riposare le ossa dopo lunghe esplorazioni. Si tratta di Airbnb, nome ormai noto ma che, perlomeno tra le mie conoscenze, ancora poco utilizzato e piuttosto misterioso.
In realtà è tutto molto semplice: Airbnb vi permette di trovare (o mettere a disposizione) una camera o un intero appartamento – pare anche castelli, igloo, isole, ma resterei nel mondo reale -  nei quali soggiornare durante le vostre fughe. Ad offrire queste sistemazioni sono esclusivamente privati che escono dai canali convenzionali. Per questo motivo in alcuni Paesi il portale non è visto di buon occhio in quanto si ritiene alimenti la famiglia degli affitti in nero, seppure in maniera legalizzata. Insomma, sì, non è chiarissimo... Sembrerebbe un controsenso, che ognuno di voi si faccia quindi la propria idea.

La nostra stanza a New York
Io per il momento sono alla mia terza esperienza con Airbnb e non posso che parlarne benone sotto molti punti di vista. Innanzitutto per l’aspetto economico. La prima volta che mi sono rivolta a questo sito è stato per emergenza, come ultima spiaggia, ed effettivamente ha rappresentato la mia salvezza in quel di New York City. Il viaggio nella Grande Mela è stato totalmente inaspettato grazie ad un’offerta aerea che mi è letteralmente piovuta dal cielo e alla quale non potevo proprio dire no. Evidentemente il mio destino aveva stabilito che era il momento di fare la conoscenza di New York! Esaltatissima per il prezzaccio portato a casa, mi metto alla ricerca dell’alloggio e qui sorgono i problemi e scemano gli entusiasmi. Siamo infatti a un solo mese dalla partenza che per di più ricade nel periodo natalizio. Le provo tutte, ma trovo pochissima disponibilità e a prezzi letteralmente folli, anche per vere e proprie bettole che nell’ipotesi migliore passati sfortunati ospiti descrivono come covi per scarafaggi. Sapete che in quanto viaggiatrice zaino in spalla non mi formalizzo, dormo ovunque, sono di casa presso gli ostelli e non chiedo nulla più di un letto e una doccia. Sì, ma il letto lo voglio condividere solo con il maritozzo e l’unico lusso che esigo è l’igiene. Scoraggiata tento l’incognita Airbnb che custodivo nascosta in un cassetto della memoria, infatti non ricordavo nemmeno di essermi già iscritta al portale. Passo così alla pratica dando il via a una lunga ricerca. Anche qui devo dire che era rimasto poco che conciliasse convenienza e decenza, spiccavano però un paio di buone possibilità. La mia scelta è ricaduta su un grazioso appartamento nell’Upper Est Side, per la precisione sull’ottantesima strada. Siamo a Manhattan, in una zona residenziale danarosa e fighissima, qui non ci sono hotel, nessun turista, solo newyorkesi doc. L’appartamento, condiviso con una simpatica coppia di coetanei, è molto piccolo come da prassi in tutta Manhattan ma molto accogliente e tenuto benissimo. Io e il maritozzo abbiamo a disposizione una bella stanza matrimoniale, se vogliamo possiamo usufruire della cucina, e il bagno, sempre pulitissimo, è in condivisione con la coppia che ci ospita. Tutto rispecchia esattamente le foto pubblicate sul web e il prezzo è abbordabilissimo, addirittura ottimo se consideriamo che siamo a Manhattan, uno dei luoghi più cari dell’intero pianeta!
Importantissimo è poi anche il valore umano. Già di norma cerco di evitare gli hotel non solo per una questione di costi, ma anche perché anche la più bella camera d’albergo la trovo così fredda e impersonale. Molto meglio una semplice ma autentica e vissuta stanza in un b&b dove si può instaurare un minimo di rapporto con i padroni di casa, dove si può avere un assaggio della cultura e delle abitudini della gente del posto. Beh, con Airbnb il rapporto umano si coltiva alla grande. Nonostante, essendo noi fuori dal mattino fino a sera se non notte, si riuscisse solitamente a vedersi solo per pochi minuti al giorno, ricordo piacevoli e illuminanti chiacchierate con tutti i nostri host e tuttora sono ancora in contatto con Jana che ci ha ospitato a New York e con Gabrielle da cui abbiamo alloggiato ad Edimburgo.

Vista dall'ingresso di casa a Edimburgo.
Già Edimburgo, anche qui Airbnb è stato provvidenziale. Dovete sapere che nella magnifica città scozzese, agosto è il mese dei festival e in quel periodo migliaia di persone si riversano per le sue strade. Addirittura già ad aprile ho faticato a trovare un alloggio in quanto ancora una volta mi sono scontrata con poca scelta e prezzi improponibili. Ecco allora Airbnb venire in mio aiuto con una simpaticissima insegnante di francese che ci mette a disposizione una grande e bellissima stanza con bagno privato in una caratteristica row house con soffitti altissimi e grandi finestre da cui entra tanta luce naturale, in un tipico contesto residenziale britannico con vista sulla imponente Cattedrale di Saint Mary, a due passi dalla New Town. Va aggiunta la totale libertà di utilizzo degli spazi comuni, dalla cucina al magnifico salotto. Non ci poteva andare meglio!

La nostra stanza a Edimburgo
Infine siamo stati fortunatissimi anche sull’isola di Lewis, la maggiore delle Ebridi Esterne, naturalmente sempre in Scozia. Maggie, una simpatica guida turistica di mezza età che parla correttamente il gaelico, ci ha accolto nella sua grande casa immersa nella natura. Anche qui stanza e bagno molto belli, ampi e puliti. Insomma abbiamo fatto centro tre volte su tre!

Panorama dalla finestra della nostra stanza sull'isola di Lewis.

La nostra casa sull'isola di Lewis

Come avrete capito, promuovo Airbnb a pieni voti e sicuramente lo utilizzerò nuovamente in futuro. Anche lui ha però dei difettucci. Il primo è che l’importo da pagare vi verrà immediatamente trattenuto. In alcuni casi (pochi) la prenotazione è flessibile, per cui se decidete di annullarla entro il limite stabilito vi verrà restituito l’importo totale ad eccezione della commissione spettante al portale stesso. Vi è anche un secondo limite. Provando a ricercare alloggi  per altre destinazioni quali Spagna, Polonia e la nostra stessa Italia, Paesi certamente più economici rispetto agli Stati Uniti e al Regno Unito, sono arrivata alla conclusione che Airbnb convenga, e anche molto, se diretti in località dispendiose, non invece se la vostra meta sono Paesi in cui il costo della vita è più contenuto. In quest’ultimi il costo di una stanza non solo equivale a quello di altre strutture, ma può essere addirittura maggiore.


Ecco riemersa la voglia di partire che sto cercando di sedare in tutti i modi da quando sono tornata. E che cavolo, non posso continuare a reprimere la mia natura vagabonda, quindi vi saluto e vado a cercare la prossima casa dei sogni su Airbnb!