Care esploratrici golose, cari esploratori golosi, rieccomi a voi per aggiungere un nuovo tassello alla rubrica THE BURGER MAP.
Andiamo nel profondo nord-est, a Cividale del Friuli. Graziosa
cittadina nei pressi di Udine e a pochi chilometri dal confine sloveno, ospita
preziose testimonianze dell’arte longobarda che le hanno permesso di fregiarsi
del riconoscimento di Patrimonio dell’Umanità da parte dell’UNESCO. Gli scorci
più suggestivi dell’abitato sono però offerti da quello che resta il suo simbolo
indiscusso, il famoso ponte in pietra a due arcate che poggia su di un macigno naturale
sito nel letto del fiume Natisone. Si tratta del noto Ponte del Diavolo. Il suo
nome deriva da una leggenda popolare secondo la quale i cividalesi, avendo
difficoltà nel costruire il ponte, invocarono l’aiuto del Diavolo. Quest’ultimo
si rese disponibile ma pretese in cambio l’anima del primo essere vivente che
l’avrebbe attraversato. I cittadini accettarono e il Diavolo eresse il ponte in
una sola notte. Il mattino seguente però i cividalesi mandarono in avanscoperta un cagnolino, ingannando il Demonio che dovette accontentarsi dell’anima del
povero cucciolo.
Al momento posso esprimermi solo sulla taverna, nella quale io e
il maritozzo abbiamo pranzato un paio di settimane fa improvvisando una breve
deviazione dalla nostra meta finale, la terra slovena. La taverna è proprio il
primo ambiente che si incontra entrando nel locale: uno spazio caldo e accogliente, dove spicca il caratteristico bancone in legno attorno al quale ci si può
accomodare durante tutta la giornata per sorseggiare qualcosa o per concedersi
una pausa golosa ordinando uno dei must della cucina americana dal ristretto
menù o dall’elenco dei “today’s specials” riportati sulla grande lavagna a muro.
Naturalmente, se desiderate una maggiore riservatezza, potete accomodarvi sui
piccoli tavolini in legno che riempiono l’ingresso e la raccolta saletta
adiacente. Qui l’ambiente, così come la proposta gastronomica, è molto curato
ma più semplice e informale rispetto al ristorante e alla sua elegante e
raffinata sala che si trova alle spalle della taverna, dalla quale è separata
da una doppia porta a vetri. A chi, come la sottoscritta, è abituato a ristori più alla
buona e caciaroni, anche la taverna di primo impatto può sembrare un ambiente
un po’ troppo formale, soprattutto perché si viene accolti da giovani e
prestanti camerieri vestiti di tutto punto e dalle maniere eccessivamente a
modo. In realtà si tratta di ragazzi molto professionali che, tra una
chiacchiera e l’altra, si sono rivelati simpatici e gradevoli.
Bene, arrivato il momento di ordinare io e il maritozzo non abbiamo avuto dubbi e abbiamo optato per le due tipologie di burger proposte. Il tutto naturalmente accompagnato da uno dei vini della cantina Bastianich. Guidati anche dai preparati camerieri, la scelta è caduta sull’ottimo Vespa Rosso. Si tratta di un vino amabile, molto corposo, ben strutturato e dall’equilibrio aromatico perfetto. Veramente gradevole e azzeccatissimo abbinamento per la succulenta ciccia dei burger. E questi rinomati burger invece come sono? Nel complesso davvero ottimi, seppur con ancora un piccolo margine di miglioramento. Ma andiamo con ordine. Innanzitutto la presentazione su vassoi in legno è molto curata e le pietanze, i burger in particolare, invogliano a essere mangiati anche solo con gli occhi. Ben indovinata anche l’idea di servire le buonissime patatine fritte con la buccia e tagliate a mano nei caratteristici cestini di metallo che ricordano quelli di una friggitrice, così come quella di proporre a parte le tre salse – maionese, ketchup e senape – in bicchierini da shot in vetro. Anche le salse, fatte in casa, sono buone, ad eccezione della senape, solitamente la mia preferita, che era davvero troppo acre, al limite del mangiabile, tanto da credere che allo chef sia erroneamente scappata la mano. E i veri protagonisti del piatto? Ve li presento, sono il Calabrone burger, carne di fassona accompagnata da formaggio Valdeon e cipolle caramellate, e il Plus Burger, sempre carne di fassona stavolta abbinata a formaggio El Esprimijo e mostarda di kumquat, ovvero mandarini cinesi. La carne è eccellente, una vera goduria! Il burger, alto e succoso, è cotto alla perfezione. Aaaaah, perché non vi ho fatto una foto del medaglione tagliato a metà? Perché sono una grande ingorda e avevo troppo fretta di mangiarlo, ecco perché! Avreste dovuto vedere che bel colore rosa aveva quelle carne! Un colore sano e invitante, prova del fatto che il burger è stato sulla griglia né un secondo in più, né uno in meno del necessario! Insomma, la ciccia è in assoluto tra le migliori che abbia mai avuto il piacere di assaporare e si merita un bel 10 e lode. Stesso voto se lo guadagna anche il pane. Io, grande amante dei prodotti da forno, appena ho adocchiato il colore di quella pagnotta ne ero già conquistata, non vi dico quando l’ho addentata! Un pane col sesamo degno del miglior panificio artigianale, saporitissimo e con una consistenza soffice ben equilibrata dalla croccantezza della crosta e del sesamo, a mio parere sfornato da non più di un paio d’ore. Credetemi, la carne e il bun valgono da soli la visita alla taverna! Molto buone sono anche le cipolle, che possono vantare una bella caramellatura, e la mostarda, servita a lato del burger, che di solito non amo particolarmente ma che in questo caso, con il suo contrasto di dolce e piccante perfettamente bilanciato, era davvero squisita e si sposava perfettamente all’intero burger. Posso affermare senza dubbio che si è trattato della miglior mostarda mai provata. E fin qui tutto alla grande, c’è però una nota negativa. I formaggi erano entrambi troppo forti, sia per sapore, sia per “profumo”. Sicuramente influisce anche il gusto personale, ma credo che proponendo due sole tipologie di burger sia preferibile offrire due alternative differenti, di cui una con un formaggio più delicato e meno coprente, magari della zona. Peccato davvero per questo scivolone.
Bene, arrivato il momento di ordinare io e il maritozzo non abbiamo avuto dubbi e abbiamo optato per le due tipologie di burger proposte. Il tutto naturalmente accompagnato da uno dei vini della cantina Bastianich. Guidati anche dai preparati camerieri, la scelta è caduta sull’ottimo Vespa Rosso. Si tratta di un vino amabile, molto corposo, ben strutturato e dall’equilibrio aromatico perfetto. Veramente gradevole e azzeccatissimo abbinamento per la succulenta ciccia dei burger. E questi rinomati burger invece come sono? Nel complesso davvero ottimi, seppur con ancora un piccolo margine di miglioramento. Ma andiamo con ordine. Innanzitutto la presentazione su vassoi in legno è molto curata e le pietanze, i burger in particolare, invogliano a essere mangiati anche solo con gli occhi. Ben indovinata anche l’idea di servire le buonissime patatine fritte con la buccia e tagliate a mano nei caratteristici cestini di metallo che ricordano quelli di una friggitrice, così come quella di proporre a parte le tre salse – maionese, ketchup e senape – in bicchierini da shot in vetro. Anche le salse, fatte in casa, sono buone, ad eccezione della senape, solitamente la mia preferita, che era davvero troppo acre, al limite del mangiabile, tanto da credere che allo chef sia erroneamente scappata la mano. E i veri protagonisti del piatto? Ve li presento, sono il Calabrone burger, carne di fassona accompagnata da formaggio Valdeon e cipolle caramellate, e il Plus Burger, sempre carne di fassona stavolta abbinata a formaggio El Esprimijo e mostarda di kumquat, ovvero mandarini cinesi. La carne è eccellente, una vera goduria! Il burger, alto e succoso, è cotto alla perfezione. Aaaaah, perché non vi ho fatto una foto del medaglione tagliato a metà? Perché sono una grande ingorda e avevo troppo fretta di mangiarlo, ecco perché! Avreste dovuto vedere che bel colore rosa aveva quelle carne! Un colore sano e invitante, prova del fatto che il burger è stato sulla griglia né un secondo in più, né uno in meno del necessario! Insomma, la ciccia è in assoluto tra le migliori che abbia mai avuto il piacere di assaporare e si merita un bel 10 e lode. Stesso voto se lo guadagna anche il pane. Io, grande amante dei prodotti da forno, appena ho adocchiato il colore di quella pagnotta ne ero già conquistata, non vi dico quando l’ho addentata! Un pane col sesamo degno del miglior panificio artigianale, saporitissimo e con una consistenza soffice ben equilibrata dalla croccantezza della crosta e del sesamo, a mio parere sfornato da non più di un paio d’ore. Credetemi, la carne e il bun valgono da soli la visita alla taverna! Molto buone sono anche le cipolle, che possono vantare una bella caramellatura, e la mostarda, servita a lato del burger, che di solito non amo particolarmente ma che in questo caso, con il suo contrasto di dolce e piccante perfettamente bilanciato, era davvero squisita e si sposava perfettamente all’intero burger. Posso affermare senza dubbio che si è trattato della miglior mostarda mai provata. E fin qui tutto alla grande, c’è però una nota negativa. I formaggi erano entrambi troppo forti, sia per sapore, sia per “profumo”. Sicuramente influisce anche il gusto personale, ma credo che proponendo due sole tipologie di burger sia preferibile offrire due alternative differenti, di cui una con un formaggio più delicato e meno coprente, magari della zona. Peccato davvero per questo scivolone.
Terminati i burger, da grande estimatrice della pasticceria
d’oltreoceano, non avrei mai potuto rinunciare al dessert. La prima scelta era
praticamente ovvia. Vi pare che non avrei ordinato uno dei miei più grandi
amori? Naturalmente CHEESECAKE fu! Sua degna compagna è stata la specialità dolce
del giorno, il milkshake alle fragole. La cheesecake è molto bella da vedere,
buona e sostanziosa, ma non, come invece viene presentata, così fedele alla
classica versione newyorkese che io preferisco. E’ comunque più che promossa,
per carità, ma il primato dei pasticceri della Grande Mela resta imbattibile.
Che poi in realtà gli chef di Orsone arrivano direttamente proprio dalle cucine
di uno dei ristoranti Bastianich di New York, ma, che dire, ribadisco di averla
trovata un gradino sotto a quelle provate sul posto.
Ugualmente promosso è il delizioso milkshake di fragole rigorosamente fresche. L’unica sua pecca sta nella presentazione. Viene infatti servito nel classico bicchiere che ci si aspetterebbe per questo tipo di bevanda ma riempito solo fino a circa 2/3, il che lo trovo poco elegante e anche poco appropriato considerando il prezzo. A proposito di prezzo, il conto totale è stato di 52€. Non poco, ma bisogna riconoscere che tutto ciò che ci è stato servito era di eccellente qualità e che si esce molto, molto sazi. Vi dico solo che la sera purtroppo abbiamo dovuto rinunciare alla cena bosniaca che avevamo programmato a Lubiana e abbiamo pasteggiato solo con della frutta, tanto la pancia era ancora piena!
Insomma, se siete in zona un salto alla taverna è da fare e, per chi vuole e se lo può permettere, credo che anche il ristorante meriti. Se era così buono il burger, chissà che piacere può riservare una bella bisteccona!
Ugualmente promosso è il delizioso milkshake di fragole rigorosamente fresche. L’unica sua pecca sta nella presentazione. Viene infatti servito nel classico bicchiere che ci si aspetterebbe per questo tipo di bevanda ma riempito solo fino a circa 2/3, il che lo trovo poco elegante e anche poco appropriato considerando il prezzo. A proposito di prezzo, il conto totale è stato di 52€. Non poco, ma bisogna riconoscere che tutto ciò che ci è stato servito era di eccellente qualità e che si esce molto, molto sazi. Vi dico solo che la sera purtroppo abbiamo dovuto rinunciare alla cena bosniaca che avevamo programmato a Lubiana e abbiamo pasteggiato solo con della frutta, tanto la pancia era ancora piena!
Insomma, se siete in zona un salto alla taverna è da fare e, per chi vuole e se lo può permettere, credo che anche il ristorante meriti. Se era così buono il burger, chissà che piacere può riservare una bella bisteccona!
Well done Joe & Lidia!
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