giovedì 28 maggio 2015

L'ISOLA DELL'ASINARA, SARDEGNA


Ho da sempre un’innata attrazione per le isole. Grandi o piccole che siano. La Sicilia d'altronde è il mio grande amore. Devo dire però che più le dimensioni di queste terre emerse sono ridotte, più ne vengo soggiogata.
Sarà forse perché nelle piccole isole si respira una più forte atmosfera marittima? Di certo il mare ha un forte potere su di me. Che sia la più torrida delle estati o il più gelido degli inverni, appena vedo un’onda infrangersi sugli scogli, mi sento pervadere da un’invidiabile serenità. Il mare lo amo sempre, a prescindere.
Credo che un ruolo importante lo giochi anche l’isolamento che inevitabilmente qualsiasi isola porta con sé. Ho periodicamente bisogno di prendermi i miei spazi, di sentirmi distante da tutto e da tutti, come se fossi catapultata in una realtà diversa e remota concessa a pochi privilegiati, e questi microcosmi di flora, fauna e tradizioni, solitamente intatte nel tempo, me lo consentono sempre.
Poi c’è la natura, che sulle isole è sempre più generosa, più particolare, più sorprendente. Sempre protagonista.
E che dire delle emozioni? Io invidio gli isolani.  Penso che abbiano la fortuna di provare qualsiasi stato d’animo e sentimento amplificati al massimo del possibile. Invidio anche il forte senso di appartenenza che nutrono per la loro terra, cosa che per esempio io non nutro per la mia. Sarà colpa della Palude Padana e del suo aspetto triste, monotono e ormai poco autentico? O il mio innegabile spirito nomade e ribelle mi avrebbe portato comunque ad essere sfuggente? Io penso che quest’ultimo sarebbe in ogni caso parte di me e che sarei comunque affamata di mondo, ma non ho dubbi nel credere che in una terra bagnata dal mare, in cui la natura regna sovrana e indisturbata, mi sentirei a mio agio, nel posto giusto.
Considerata la premessa, avrete intuito che parlarvi di isole, di piccole isole, era assolutamente in programma. L’avrei fatto entro breve, d’altronde - che il Signore sia lodato - l’estate è alle porte. Lo spunto per cominciare però mi è stato offerto dalla mia amica Cri. Stendendo un velo pietoso sul triste contesto della solita telefonata alle 7:30 del mattino mentre in macchina ci rechiamo al lavoro, la domanda della giornata è stata: “Una settimana di mare a giugno, destinazione Sardegna, dove???”. La Cri, che come la sottoscritta è follemente innamorata dell’altra grande isola nostrana, in Sardegna c’è stata solo una volta, finendo per sbaglio in un villaggio, tanto da sostenere giustamente di non esserci in realtà mai stata. L’obiettivo è quindi quello di farla riscattare dall’esperienza precedente, spedendola nell’angolo più bello di questa regione, parco nazionale, nonché una delle mie isole preferite in assoluto: l’isola dell’Asinara.


E’ subito necessaria una doverosa premessa: sull’isola vi è un’unica struttura ricettiva, l’ostello sito nel borgo di Cala d’Oliva. Se non dormite qui, l’unica alternativa sono le escursioni giornaliere private in fuoristrada o in autonomia con il trenino turistico, le auto elettriche o i piccoli bus di linea. Naturalmente sconsiglio queste ultime opzioni, non coerenti con lo spirito dell’isola, nonché molto limitanti sia come orari, sia negli spostamenti. L’isola ha un’unica strada asfaltata che collega le due estremità, altrove troverete esclusivamente sentieri sterrati sui quali difficilmente vi potrete spostare con i mezzi ma solo grazie a lunghe camminate o a impegnative pedalate. Non capirete mai veramente l’isola, non entrerete mai davvero a contatto con il suo spirito ancora totalmente puro e selvaggio se non soggiornandovi qualche giorno. So che alcuni di voi saranno titubanti di fronte all’opzione ostello, ma vi sbagliate di grosso. Si tratta infatti di una struttura di tutto rispetto. Le stanze sono semplici, essenziali ma pulite e silenziose e, oltre alla classica sistemazione in camerata, potete trovare qualche camera doppia, da prenotare con largo anticipo come abbiamo fatto noi, e anche qualche quadrupla, ottima soluzione per le famiglie con bambini. Sono comunque certa che vi troverete bene in ogni caso, infatti i clienti dell’ostello, persone di ogni età, sono inevitabilmente veri amanti della natura e della tranquillità e rispettosi dell’ambiente e di chi che li circonda. I bagni in comune, presenti ad ogni piano e naturalmente separati per uomini e donne, sono sufficienti per quantità e sempre pulitissimi, infatti non mi è mai capitato di fare fila per la doccia o per bisogni più impellenti, nonostante la struttura fosse interamente occupata. Una piacevole sorpresa è stata anche il cibo, per il quale ammetto di essere partita prevenuta. La colazione è piuttosto spartana ma abbondante, fondamentalmente a base di pane accompagnato da nutella o marmellate confezionate; per pranzo potete richiedere un packed lunch composto da un panino ripieno con affettato a scelta, acqua e frutta, ma se vi siete portati altro dalla terra ferma (noi per esempio a Stintino, prima di imbarcarci per l’isola, abbiamo fatto tanta scorta di frutta a sostenerci durante le nostre pedalate) potete chiedere tranquillamente che venga conservato nei loro frigoriferi; la cena infine è il pasto migliore della giornata in quanto buona, abbondante e varia, con alcune chicche come i ravioli di ricotta fatti a mano, che non mi sarei proprio aspettata di trovare in tale contesto. Io francamente continuo a sperare che questo ostello resti l’unica soluzione per soggiornare sull’isola. Temo però che non sarà così a lungo… Già negli ultimi anni sono stati aperti un ristorante nella zona di Cala Reale e un paio di piccoli chioschi lungo la strada principale. 

Pensate che invece fino al 1998 l’isola era totalmente interdetta al turismo in quanto adibita esclusivamente a penitenziario con vari distaccamenti sparsi per tutto il suo territorio. La struttura dove ora si trova l’ostello ad esempio ospitava gli agenti di custodia e le loro famiglie. A Fornelli, porto principale di attracco dell’isola e sede del Castellaccio, fortezza diroccata che dall’alto domina l’intero borgo, si trova la struttura  detentiva principale, attrezzata a carcere di massima sicurezza in cui vennero reclusi diversi esponenti delle Brigate Rosse, dell’anonima sequestri e colpevoli di crimini di mafia. Da segnalare anche la presenza di un bunker nella diramazione di Cala d’Oliva, dove furono rinchiusi esponenti mafiosi sottoposti al regime del carcere duro quali Riina, Cutolo e Bagarella. Queste erano le uniche strutture carcerarie dell’isola in cui i detenuti non uscivano per dedicarsi al lavoro, principalmente agricolo, all’interno della colonia penale. D’altro canto nell’agosto del 1985 i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borselino trascorsero per motivi di sicurezza personale un breve periodo sull’isola in quella che al tempo costituiva la foresteria di Cala d’Oliva. Stavano portando a termine la sentenza-ordinanza del maxi processo che rinviò a giudizio centinaia di boss mafiosi. Eroi.
Un’ultima curiosità è rappresentata dal fatto che il carcere dell’Asinara detiene il record del minor numero di evasioni al mondo: in 112 anni è riuscito a fuggire un solo detenuto. Meglio del ben più noto carcere di Alcatraz!

E’ proprio grazie alla presenza del carcere di massima sicurezza che l’Asinara è oggi una delle isole del Mediterraneo in cui vi è stato minore sfruttamento del territorio. Insomma, se escludiamo qualche atollo disperso nel mezzo del Pacifico, dove altro troverete l’occasione di godervi l’esclusività di un’isola completamente disabitata, ancora selvaggia e incontaminata? Un’isola paradisiaca dove sentirsi dei veri Robinson Crusoe! Spiagge di sabbia finissima e bianchissima che anche in pieno agosto potrete gustarvi in piena solitudine, mare limpidissimo dalle infinite sfumature turchesi nel quale sguazzare circondati da una miriade di pesci, tantissimi animali allo stato brado, su tutti i caratteristici asinelli albini, con il manto bianco e con gli occhi e le palpebre rosate il cui raglio rappresenta la tipica sveglia mattutina, ma anche cinghiali, mufloni, capre, che inaspettatamente si affiancheranno a voi o vi attraverseranno la strada durante le vostre esplorazioni. Per non parlare di quanto è magica la notte, con il suo cielo ricco di stelle tanto grandi e luminose da sembrare di poterle quasi afferrare, il tutto in un silenzio quasi irreale.



Il carattere prevalentemente collinare dell’isola con strade e sentieri che si snodano in un tortuoso sali e scendi, le sue coste alte e frastagliate tra le quali sono incastonati i suoi gioielli più preziosi, spiagge e cale paradisiache, rendono la sua esplorazione non semplice. Io e il maritozzo abbiamo noleggiato due mountain bike che ci hanno permesso di esplorare ogni angolo dell’isola ma in 4 giorni abbiamo bucato 3 volte, in alcuni tratti di sterrato in salita abbiamo dovuto sollevare le biciclette a mano con uno sforzo non indifferente, senza contare un paio di comici ruzzoloni dalla bici, uno dei quali mi ha portato a capitombolare proprio sul ciglio di un dirupo con uno discreto spavento (ok, meglio passare a miglior vita nelle limpide acque sarde, piuttosto che soffocata dall’aria irrespirabile della Palude Padana, però magari un’altra volta che ho ancora tanto da esplorare). A tratti è stata davvero dura, ma ce l’abbiamo fatta pur non essendo ciclisti professionisti, quindi posso affermare che, per chi è in forma fisica, l’utilizzo della bicicletta è fattibile e poi vi assicuro che qualsiasi fatica sarà ampiamente ricompensata. Se escludo il continente nero, infatti quest’isola è il luogo in cui ho maggiormente sentito il contatto con la natura, dove ho potuto respirarla più forte che mai. Naturalmente i vari sentieri tematici presenti sono percorribili anche a piedi con delle scarpe da trekking, un buon cappellino e tanta acqua. 



Di certo è imperdibile il sentiero che da Cala d’Oliva porta al faro di Punta Scorno, passando per l’incantevole Cala d’Arena, spiaggia di sabbia bianca di una bellezza accecante, sorvegliata dall’imponente torre aragonese, protetta alle sue spalle dalle dune ricoperte da un fitto manto di ginepri e lambita da acque incredibilmente trasparenti. Questa spiaggia, come la splendida cala Sant’Andrea situata nella zona sud-est dell’isola, ha però un difetto: l’accesso è vietato in quanto zona A dell’area marina protetta, quindi soggetta a massima tutela ambientale. E a questo proposito mi sento di aprire un breve parentesi. Io sono una grandissima amante della natura e nutro nei suoi confronti un profondo rispetto, ma il fatto che queste splendide spiagge siano totalmente inibite all’essere umano mi rattrista non poco. Verissimo che purtroppo molte persone, anzi la maggior parte, sono tremendamente incivili, ma trovo davvero un peccato non permettere a coloro che la natura la amano davvero di godere di tanto splendore. C’è da considerare inoltre che entrambe le spiagge, così come gran parte dell’area rientrante nella zona di protezione integrale, non sono così facilmente accessibili e pochi si spingono fino alle loro sponde. Naturalmente l’accesso ai mezzi motorizzati è e deve restare bandito, così come il divieto di danneggiare l’ambiente e abbandonare sporcizia, che andrebbe altrimenti fatta ingoiare al diretto responsabile dopo il pagamento di una salatissima sanzione. Che poi, diciamocelo, non ci sarebbe neanche bisogno di imporre un divieto, basterebbe del semplice buon senso. Questo sfogo è certamente lo specchio del mio stato d’animo di fronte all’impossibilità di immergermi in quelle solitarie acque cristalline dopo una faticosa pedalata. Stato d’animo che ricordo ancora molto bene. E ammetto anche che forse sono troppo ottimista. In effetti ci siamo stupiti dei tanti complimenti ricevuti per non aver infranto la regola, dando per scontato che una volta arrivati fino a lì ci saremmo inevitabilmente fatti tentare dalla bellezza di quelle lagune blu. Alcuni addirittura non credevano al fatto che abbiamo resistito nel tuffarci. Eppure è così. Se la legge mi impone un divieto lo rispetto, anche se non lo condivido totalmente come in questo caso. 



Mi fermo qui con questa riflessione lievemente polemica e continuo con una buona notizia, infatti non avrete problemi a trovare altre meravigliose spiagge dove potervi crogiolare al sole in santa pace o sguazzare in un’acqua dalla limpidezza irreale. Decisamente irrinunciabili sono Cala Sabina, una meravigliosa doppia lingua di sabbia vellutata e immersa in una vegetazione selvaggia ma facilmente raggiungibile dall’ostello di Cala d’Oliva con una passeggiata poco impegnativa di circa 30  minuti, e la spiaggia dell’ossario, anche questa facilmente accessibile in quanto situata a ridosso della strada principale dell’isola e in prossimità di un edificio, l’ossario appunto, risalente alla prima guerra mondiale e contenente i resti di oltre 7000 militari austroungarici. Anche qui rimarrete incantati da un mare dalle sfumature caraibiche e pullulante di pesci. Seppur di facile accesso, nonché nel bel mezzo del mese di agosto, ho potuto beneficiare in esclusiva di entrambe queste spiagge, ritrovandomi beatamente sola a godere della loro sabbia morbida e delle loro acque tropicali. Bisogna però dire che proprio grazie sia alla loro accessibilità, sia all’indiscutibile bellezza, si tratta delle cale prescelte da fuoristrada, trenino e bus per depositare la maggioranza dei visitatori giornalieri, indicativamente tra le 14 e le 16 del pomeriggio. Poco importa, basta spostarsi altrove e ritornarvi negli altri orari per un bagnetto solitario, proprio come sto facendo io nell'immagine qui sotto... E sì, sono io il puntino nel mezzo di quella magnifica distesa turchese!






Insomma adesso che siete informati dell’esistenza di un simile paradiso incontaminato nel civilizzato territorio nostrano, sta a voi decidere se goderne e in qualunque caso nel fare di tutto per preservarlo!

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