domenica 25 ottobre 2015

AGRITURISMO IL TRIFULAU - SINIO (CUNEO)



Come alcuni voi avranno visto dalle foto pubblicate sulla pagina facebook, la scorsa settimana io e il maritozzo ci siamo regalati un weekend prettamente enogastronomico tra i dolci colli delle Langhe. L’unico obiettivo era quello di farci coccolare – o considerate le quantità ingurgitate meglio forse dire devastare – da buon cibo e buon vino. In particolare avevamo in programma di pasteggiare almeno una volta a base di tartufo bianco, la specie più pregiata del prezioso tubero. L’autunno è la stagione perfetta e naturalmente anche la zona è quella giusta, chi non ha mai sentito parlare del rinomato tartufo bianco di Alba? Peccato che sia un salasso per il portafoglio, penserete voi. No, non sempre. Ci sono anche posti – pochissimi – dove il tartufo bianco è alla portata di tutti. Sono quegli agriturismi dotati di una propria tartufaia. Io finora ne ho scovati solo un paio in tutto il Belpaese. Uno di questi è nascosto, in posizione decisamente panoramica, tra le colline langarole e ci ha talmente conquistato che ci ha visto ospiti per il secondo anno consecutivo. Si tratta dell’agriturismo Il Trifulau in quel di Sinio, un tranquillo paesello a circa 20 minuti d’auto a sud di Alba. Il Trifulau è una casa rurale a conduzione familiare, un ritrovo semplice e alla buona. Se cercate un locale raffinato con cucina ricercata non è il posto per voi, dovete andare altrove. Se invece siete alla ricerca della cucina tipica di Langa da abbinare ai tartufi, per di più ad un prezzo assolutamente onesto, siete nel posto giusto. Il menù è praticamente fisso – vengono di solito presentati tre antipasti e un paio di alternative per primo, secondo e dolce – ma all’atto della prenotazione – obbligatoria – potete far presente alla proprietaria, nonché cuoca, vostre eventuali esigenze e lei farà di tutto per venirvi incontro. Il simpatico marito invece segue la sala ed è un grande esperto di tartufi. E’ lui il trifulau! Accoglie i commensali e porta loro in tavola l’ampio cesto con la preziosa merce: tanti buoni e profumatissimi tartufi di varia pezzatura. Naturalmente se necessario non lesina i suoi preziosi consigli e con competenza ed estrema correttezza aiuta anche il più inesperto nella scelta. Vi spiega per esempio come i tartufi più piccoli e dalle forme più irregolari costino meno, pur non avendo nulla da invidiare in termini di gusto a quelli esteticamente più gradevoli. Effettuata la scelta, i tartufi vengono pesati sotto i vostri occhi e vi torneranno avvolti in un canovaccio, puliti e pronti per essere affettati con l’apposito tagliatartufi in lamelle sottilissime che andranno ad impreziosire le gustose portate.


Considerate le premesse direi che è quindi giunto il momento di gustarci il nostro luculliano pasto. Si parte con il tris di antipasti che prevede in primis una frittatina al tartufo nero che, a differenza del bianco da consumare esclusivamente a crudo, si può incorporare alle pietanze anche durante la cottura. Nonostante non impazzisca per il tartufo nero che trovo talvolta troppo intenso sia come gusto, sia come profumo, in questo caso devo dire che il connubio con l’uovo è ben riuscito. Questo significa che, oltre ad essere sapientemente dosato, siamo di fronte a un prodotto di ottima qualità. Proseguiamo in un crescendo con la fondutina cosparsa dalla prima grattata di bianco. Che incredibile goduria per il palato! Il tartufo bianco dona un’estrema delicatezza al saporito formaggio di Langa fuso, creando un qualcosa di semplicemente perfetto.


Continuiamo con uno dei cavalli di battaglia della cucina piemontese, dell’eccellente tartare di fassona. La carne cruda, per di più tritata fine e condita delicatamente come quella qui servita, è da sempre uno dei miei piatti preferiti, tanto che per poterne assaporare appieno il sapore non ho voluto abbondare nemmeno con l’adorato tartufo bianco. Sta di fatto che, sola o in compagnia del re bianco, mi è sembrato di volare sulla luna per la sua bontà! Degna conclusione del primo round.


Riprendiamo con due primi della tradizione, agnolotti del plin e tagliolini al burro sui quali sono piovute ancora una volta leggere scaglie di bianco. Siamo di fronte a due piatti la cui semplicità assoluta viene esaltata la massimo grazie al tartufo.



Come secondo ecco scaloppine al tartufo nero per il maritozzo e classico uovo all’occhio di bue con abbondante spolverata di Sua Maestà tartufo bianco per me. Buono? No, di più.



Finiamo in dolcezza con altri due classici della cucina langarola, la torta di nocciole e il bunet. Buonissima la prima grazie al sapore inconfondibile della nocciola tonda gentile piemontese, l’esemplare più prezioso di questo frutto, così come il tartufo bianco lo è della famiglia dei funghi; squisito il bunet che avrei potuto mangiare all’infinito, e per fortuna che di solito non amo i budini!


Un capitolo a parte lo meritano i vini: Dolcetto, Nebbiolo e Barbera prodotti internamente all’agriturismo stesso. Io e il maritozzo abbiamo abbondantemente pasteggiato con i primi due, mentre il Barbera lo abbiamo assaggiato a fine serata quando il proprietario ci ha portato a visitare la sua cantina dove abbiamo continuato allegramente a spillare botti in compagnia di altri commensali. Ne siamo usciti sani e salvi dopo un’ora di degustazione! Impossibile dimenticare anche il delizioso nocino home made offerto per facilitare la digestione.
Naturalmente sarebbe impensabile mettersi in macchina dopo un così lauto banchetto e non se ne presenta nemmeno la necessità visto che l’agriturismo offre la possibilità di fermarsi a pernottare nelle belle e ben ristrutturate camere con vista sulle colline circostanti. Tra l’altro il mattino successivo potrete fare colazione con la marmellata di mele cotogne preparata dalla proprietaria. Vi assicuro che è meritevole di nota.
Insomma una sosta in questo agriturismo è un obbligo, soprattutto se come la sottoscritta amate il tartufo bianco ma non volete indebitarvi per una cena… Se evitate lo stesso periodo in cui è in corso la famosa fiera internazionale del tartufo bianco di Alba, i prezzi del prezioso tubero possono arrivare ad essere anche la metà di quelli che si trovano in qualsiasi altro ristorante o agriturismo della zona, ma anche in concomitanza con la fiera il costo sarà comunque di molto inferiore.

Insomma non avrete mica pensato che la vostra Esploratrice Golosa, devotissima ambasciatrice del low-cost di qualità, vi lasciasse in braghe di tela?


lunedì 19 ottobre 2015

THE PUB MAP: THE APPLECROSS INN



Con immenso piacere oggi riprendo la rubrica The Pub Map che avevo inaugurato qui.

D’altronde dopo un lungo viaggio in Scozia non potrebbe essere altrimenti. La vostra Esploratrice Golosa ha accumulato ulteriore, abbondante e succulento materiale a proposito. Addirittura mi sono imbattuta in quello che senza ombra di dubbio posso proclamare il pub dove ho meglio pasteggiato in tutto il Regno Unito. Si tratta dell’Applecross Inn, naturalmente in quel di Applecross.




Applecross è un minuscolo e grazioso villaggio - anzi ad essere onesti sarebbe più corretto definirlo come una schiera di pittoresche case imbiancate a calce – affacciato sul mare in una remota area delle Highlands nord occidentali. Qui regna la quiete assoluta e si viene totalmente avvolti da un impagabile senso di solitudine. Quella solitudine positiva che nasce dal contatto con una natura tanto estrema e travolgente. Soffermatevi a sorseggiare una buona Ale su una delle panche che ammirano le colline di Skye e la costa meridionale dell’isola di Raasay sbucare dalle onde e mi direte… 


Due passi in questo angolino incantato di Scozia e una pinta fronte mare era in effetti proprio quello che io e il maritozzo avevamo previsto dalla nostra sosta. Non avevamo alcuna intenzione di pranzare in quanto la mattina stessa, dopo aver saccheggiato una favolosa bakery dotata di ogni ben di Dio, ci siamo goduti un abbondante colazione dolce e ci siamo fatti ingolosire da un’invitante pagnotta con semi di zucca del diametro di circa 30 cm che ci avrebbe dovuto sfamare fino a sera ma che in realtà è stata interamente spazzolata lungo il tragitto, tanto che una volta giunti ad Applecross ne erano rimaste solo poche briciole. Ecco però che t’imbatti nell’Applecross Inn, un caratteristico pub affacciato sull'oceano, la cui incantevole posizione e il cui aspetto così tipicamente british non può che invogliarti ad entrare per poi conquistarti una volta varcata la soglia. Impossibile non rimanere affascinati dal suo caldo ambiente in legno che profuma di antico, dalla sua accogliente vivacità – non c’è anima viva fuori, sembrano essersi rifugiati tutti qua dentro! – e, ultimo ma non per importanza, dalla sua sorprendente offerta gastronomica. 


E non c’è niente da fare, ti avvicini al bancone per portar via una rossa locale da gustare in riva al mare ma quasi senza rendertene conto ti ritrovi seduta al tavolo con la voglia di ordinare tutto il menù. Menù che in realtà all’Applecross Inn non esiste. O meglio, non esiste un menù cartaceo, le prelibatezze proposte sono infatti elencate sull’enorme lavagna all’ingresso perché l’offerta, specializzata in piatti a base di pescato locale, cambia giornalmente secondo la disponibilità. Va da sé che la materia prima è freschissima, oltre ad essere preparata egregiamente. Maledico ancora oggi l’ingordigia di quella mattina! Non avrei dovuto abbuffarmi di dolci e pane, avrei dovuto aspettare di essere all’Applecross Inn per farlo! Naturalmente non ero affamata, ma non potevo proprio andarmene senza assaggiare nulla. Questo pub meritava una sosta solo per la filosofia gastronomica, per di più quella lavagna riportava squisitezze così particolari e invitanti! 


Con l’intento di mantenermi leggera, opto per la zuppa del giorno a base di patate dolci e peperoni e per un una porzione small di capesante. La zuppa era strepitosa! Cremosa e gustosissima, ha fatto gioire il mio palato in un delicato altalenarsi di sentori dolci e lievemente piccanti. Io, da sempre in lotta con verdure e ortaggi, che vado in estasi per una zuppa? Ebbene sì! Questa non è una zuppa, è la Signora zuppa. Cucchiaiate così squisite da equivalersi in termini di piacere a quelle, sicuramente a me più familiari, di affondo in un dolce cremoso. E sapendo – se non ricordate leggete qui - quanto amo l’arte pasticcera, direi che non c’è bisogno di aggiungere altro.


Dopo una zuppa così le aspettative per la capesante, che già di norma amo alla follia, erano elevatissime. E sono state pienamente soddisfatte. La porzione da antipasto consisteva in realtà in un’unica conchiglia. Una capasanta che da sola è valsa tutte le altre provate fino a quel momento. Grande, tenera e succosa, per di più arricchita da goduriosissimi riccioli di bacon croccante. Un momento di estremo piacere gastronomico.




Ed è così che l’Applecross Inn mi ha fatto capitolare. Se siete di passaggio in Scozia rappresenta una tappa obbligata, seppur non sia propriamente immediato arrivare fino a qui. Come già vi ho accennato, Applecross si trova in una regione remota delle Highlands dove non vi troverete di certo a passare per caso. Se vi spingerete da queste parti è perché lo avete voluto e fareste benone a volerlo! L’Applecross Inn rappresenterà il vostro faro nel mezzo di una natura solitaria e la vostra meritata ricompensa dopo kilometri di curve, infatti, oltre a saziare il vostro stomaco brontolante, qui potrete anche riposare le vostre ossa in una delle stanze della locanda che, pur non avendo provato, mi sento di consigliare solo per il contesto idilliaco in cui è immersa.


E un po’ di fatica questo posto incantato la dovrà pure valere! Per raggiungere Applecross ci sono infatti solo due strade percorribili e manco a dirlo io e il maritozzo le abbiamo battute entrambe. C’è la tortuosa stradina costiera puntellata da pittoreschi cottage solitari che salendo verso nord in direzione Shieldaig vi permetterà di ammirare belle spiagge e incantevoli baie incastonate a ridosso delle montagne oppure c’è la ancora più spettacolare Belach Na Ba, la terza strada più alta del Regno Unito, nonché il più lungo tratto in salita del Paese che arriva a raggiungere una pendenza del 20%. Ma non spaventatevi, né scoraggiatevi, la strada non è così terribile come potrebbe sembrare. Si tratta infatti di una classica single track scozzese con piazzole di passaggio frequenti, i cui tornanti offrono un’ottima visibilità dei mezzi provenienti dal senso opposto che, contrariamente alle previsioni, non sono pochi. Certamente molto dipende anche dalle condizioni meteorologiche, va da sé che non è consigliabile attraversare il passo se immerso in fitte nubi grigie. Se il tempo lo consente però non rinunciatevi, Belach Na Ba vi regalerà viste a dir poco mozzafiato e, perché no, qualche salita da brivido.



Coraggio, mettetevi in viaggio e non fate i fifoni! :-)

domenica 4 ottobre 2015

IL MEGLIO DELLA SCOZIA


21 giorni per 2588 miglia (ovvero 4165 kilometri), 5 traghetti e lunghe non quantificabili scarpinate. Questa è stata la mia Scozia. Un on the road meraviglioso, dove le emozioni sono state molte più delle miglia percorse.




Quante cose ho da raccontarvi su questo incantevole Paese! Tenetevi pronti perché nei prossimi mesi ve ne parlerò spesso! A dire la verità avevo già cominciato a farlo con questo breve post, ma ora è il momento di entrare nel vivo e lo farò partendo da una questione fondamentale: cosa vedere? Dove andare? La risposta ideale sarebbe tutto e ovunque, ma, si sa, spesso non si hanno a disposizione molti giorni e bisogna fare una scelta. La Scozia però merita di essere approfondita, richiede tempo, e io francamente mi dirigerei verso questa amena parte del pianeta solo con a disposizione almeno un paio di settimane. Sì, c’è Edimburgo – della quale vi parlerò approfonditamente nei prossimi post - che è una città magica, tra le più belle al Mondo a mio parere, e che in due giorni pieni si può tranquillamente visitare, ma considerate anche che i voli verso la città o la vicina Glasgow non sono economici. Non aspettatevi di trovare un a/r a 50€ come succede tranquillamente con Londra o altre grandi città europee. Io erano anni che tenevo d'occhio questa parte del globo e non ho mai, nemmeno fuori stagione, trovato voli anche solo lontanamente a buon mercato. Di conseguenza più giorni state e più ammortizzerete il costo aereo. Inoltre, a prescindere dal fatto che l’estate è senza dubbio il periodo ideale per visitare la Scozia, se partite ad agosto, quando tutte le tratte subiscono un notevole rincaro ma anche periodo di ferie obbligate per la maggioranza di ahinoi italiani, avrete paradossalmente ancora più convenienza visto che anche mete usualmente più convenienti in quel periodo non sono proprio abbordabili. Ma ricordate soprattutto che, nonostante la magnificenza di Edimburgo e degli innumerevoli incantevoli borghi in cui incapperete nel vostro viaggio, in Scozia a fare la differenza è la natura. Selvaggia, indomita, primitiva, idilliaca, drammatica. E per godervela appieno dovete recarvi nell’estremo nord ovest. E’ qui che il Paese vi prenderà il cuore. E’ qui che incontrerete la vera Scozia.


Trovo opportuno precisarlo perché molti tra amici e conoscenti che si sono diretti in terra scozzese hanno effettuato lo stesso classico giro che porta a ovest verso Skye, per poi spingersi ad est costeggiando Loch Ness fino a Inverness, e che infine li ha visti scendere nuovamente verso sud per chiudere il cerchio. Non che il versante orientale non meriti, semplicemente non rappresenta il meglio dello Scozia, anzi non rappresenta la vera Scozia, quella selvaggia e incontaminata delle Highlands nord occidentali, quella dei caratteristici paesaggi da film (o meglio da fiaba) in cui ti aspetti di imbatterti qui dove svetta la croce di Sant’Andrea. Intendo dire che se per esempio si venisse catapultati da queste parti senza saperlo, ognuno di noi, guardandosi attorno, direbbe “Non ho dubbi, mi trovo in Scozia!”.



Voglio quindi a grandi linee – seguiranno post più dettagliati sulle singole zone  - proporvi il mio tour ideale, indicandovi quelle tappe che reputo assolutamente irrinunciabili. A seconda di dove atterrerete, si parte da Edimburgo o Glasgow e ci si dirige verso la cittadina di Stirling che merita una sosta. Si sale costeggiando la sponda occidentale di Loch Lomond e si prosegue verso nord fino ad attraversare Glen Coe, il glen (una valle dalla forma allungata, stretta tra colli e montagne) più affascinante di tutta la Scozia. I suoi struggenti e intensi panorami hanno fatto da sfondo a tutti i più famosi film ambientati in terra scozzese: la saga di Harry Potter e Braveheart, per citare i più noti. Semplicemente imperdibile. 




Proseguite verso la strada nota come Road to the Isles in quanto conduce al porticciolo da cui salpano i traghetti diretti a molte delle isole che si affacciano sulla costa ovest del Paese. Questo tratto, che da Fort William porta fino a Mallaig è molto scenografico, merita più di una sosta e numerose deviazioni dalla strada principale. Giunti a Mallaig imbarcatevi per la magnifica isola di Skye a cui dovrete dedicare 2 giornate piene. La meta successiva è ancora una volta un’isola, quella di Lewis & Harris, la maggiore delle Ebridi Esterne, che pur essendo geograficamente un’unica entità, politicamente consta di due realtà ben distinte. Per raggiungere questa selvaggia terra emersa dovete prendere il traghetto dal molo di Uig, nell’estremo nord dell’Isola di Skye. Qui ritornerete nuovamente dopo aver trascorso due giorni  tra le magnifiche spiagge e i numerosi siti preistorici di Lewis & Harris.  Attraverserete nuovamente tutta Skye e questa volta ve la lascerete alle spalle via terra superando lo Skye Bridge che collega l’isola a Kyle of Lochalsh sulla “terraferma”. Da qui percorrete le poche miglia che vi separano da Eilean Donan Castle, il più suggestivo dei tanti castelli scozzesi. 


A questo punto cominciate a salire verso nord, verso le zone meno battute ma più autentiche e selvagge, dove è custodito l’originale spirito della regione delle Highlands. A questo proposito voglio subito sfatare un falso mito. In molti mi hanno espresso la loro perplessità a spingersi fino a qui “perché mi hanno detto che le strade sono brutte”. Bene, non è vero. Avessimo noi delle strade curate come quelle scozzesi! Se qui piovesse come in Scozia il nostro manto stradale sarebbe disseminato da tanti di quei crateri da rendere necessario l’uso dell’elicottero anche per il minimo spostamento! Le strade, anche le più isolate, sono sicure, ben tenute e curate. Forse quindi ciò che spaventa è che le strade ad una sola carreggiata diventano più frequenti? Beh, se il problema è questo, abbandonate ogni timore. Innanzitutto i passing place, gli spiazzi che consentono la sosta o il passaggio delle auto che provengono dal senso di marcia opposto, sono molto frequenti e ben segnalati, inoltre vi assicuro che inevitabilmente avrete già familiarizzato con questo tipo di strade perché di certo le avrete percorse in precedenza, nel tragitto che avete fatto per arrivare fino a qui. E’ impossibile fare un on the road in Scozia e non percorrere le mitiche stradine dotate di passing place, che poi sono anche quelle che vi regaleranno i panorami più indimenticabili.



Bene, torniamo in carreggiata (per restare in tema!) e cominciamo quindi a salire verso nord, costeggiando talvolta il mare, talvolta un loch o attraversando qualche maestoso glen. Da queste parti l’indiscussa protagonista è un’indomita Madre Natura, nella quale ogni tanto scorgerete, incastonato qua e là, qualche minuscolo e suggestivo villaggio – o meglio gioiello - che con i suoi incantevoli cottage – ah quanto ne vorrei uno tutto per me! - affacciati su una baia isolata vi farà credere di essere capitati nel mezzo di un set cinematografico. Plockton, Applecross, Ullapool (graziosa cittadina portuale che, oltre a Skye, costituisce un’alternativa via d’accesso alle Ebridi Esterne) e su fino a Durness, giusto per citarne qualcuno.





Siamo pur sempre in un'isola, non vi stupirà quindi sapere che le protagoniste assolute sono le spiagge. E’ qui, lungo tutta la linea costiera occidentale e settentrionale delle Highlands, che troverete sconfinate distese sabbiose da lasciarvi senza fiato. Spiagge incontaminate, di una bellezza solitaria e selvaggia, dove poter passeggiare per miglia accompagnati solo dallo scrosciare del mare, dal soffiare del vento e dal vociare degli uccelli marini. Senza accorgermene ho passato ore a vagare sulle spiagge scozzesi, totalmente rapita dalle altalenanti maree e dai doni che la natura ha offerto a questo pezzo di mondo, con una serenità d’animo come poche volte mi è capitato nella vita, ma allo stesso tempo con il cuore agitato per le emozioni che solo la potenza della natura ha il privilegio di far conoscere. Se potessi trascorrere una sola ora al giorno passeggiando lunga una delle tante spiagge che ho incontrato a zonzo per la terra scozzese, credo potrei raggiungere uno stato di beatitudine perenne, in pace e totale armonia con l’universo intero.





Non meno suggestive sono le frastagliate coste rocciose e i loro maestosi promontori sovrastati da fari solitari. C’è Dunnet Head, il punto più settentrionale della terraferma britannica, o Duncansby Head nei cui pressi sorgono minacciose da un mare spesso infuriato spettacolari formazioni rocciose naturali.





E non è ancora finita. In questo lembo remoto di terra troverete anche due castelli degni di nota. L’Ardvreck Castle, isolatissimo, si protende nelle acque del Loch Assynt attraverso una stretta lingua di terra che si dirama dalla terraferma. In realtà si tratta ormai di un rudere ma è così suggestivo e così tipicamente scozzese che di certo ne resterete incantati! Castle of Mey, situato tra Dunnet Head e John O’Groats, è al contrario ancora perfettamente conservato ed è dotato di un vasto e bellissimo parco.



Terminata la visita a Castle of Mey potete, a seconda dei giorni che avete a disposizione, scendere direttamente verso Edimburgo, dedicare almeno 48 ore alla città e poi ripartire verso casa oppure potete continuare con l’esplorazione dell'est di cui vi parlerò prossimamente. Naturalmente la seconda ipotesi è altamente preferibile, con questo post sapete però cosa a mio avviso non potete proprio tralasciare se avete in programma un viaggio in Scozia.

Non vedete l’ora di partire, vero?