Qualcuno mi spiega per quale motivo il Belgio viene di norma snobbato da
noi esploratori golosi? Forse le sue dimensioni ridotte lo fanno passare
inosservato sulla cartina geografica? Se ne siete a conoscenza cortesemente
illuminatemi perché io non lo so, ma sono certa che si tratta di un
grande errore. Vi assicuro che qui ho fatto uno dei viaggi itineranti d’Europa che
ricordo con maggior piacere e mi sono fatta viziare da quella che definirei la
migliore cucina del centro/nord del vecchio continente.
Per questo ottimizzo il post e, oltre a portarvi nelle Fiandre alla
scoperta di uno dei suoi tanti gioiellini, vi do una dritta per assaporare al
meglio una delle eccellenze belga.
Innanzitutto sappiate che le Fiandre non sono solo Brugge. E’ qui infatti
che il turista medio è al massimo pronto a spingersi, facendo andata e ritorno
in giornata dalla capitale. Per carità, si tratta di una cittadina meravigliosa
che merita più di una toccata e fuga, ma di certo non l’unica tappa imperdibile
all’interno di questa regione incantevole. Tra le tante possibilità, non dovete
assolutamente tralasciare Lovanio, un piccola perla a meno di 30 km da
Bruxelles, in questo caso sì tranquillamente visitabile in giornata dalla
capitale alla quale è collegata, così come tutto il Belgio, ottimamente dalla
rete ferroviaria.
Lovanio (se preferite Leuvan in fiammingo o Louvain in francese) è una
graziosa città universitaria, per questo giovane e vitale, che può vantare veri
e propri gioielli architettonici, alcuni dei quali meritatamente proclamati
patrimonio dell’umanità dall’UNESCO. Due di questi si trovano in Grote Mark, piazza
dalla forma triangolare e cuore “istituzionale” della città, dove spiccano il
ricchissimo Stadhuis, il municipio, e l’imponente Sint Pieterskerk, la chiesa
di San Pietro, entrambi capolavori del gotico fiammingo.
Vi segnalo anche la suggestiva Oude Markt, piazza acciottolata, stretta e
lunga, nella quale, passeggiando per le vie di Lovanio, capiterete
all’improvviso, quasi senza accorgervene. Sarete conquistati dai suoi eleganti
e colorati edifici nel tipico stile fiammingo e dalla sua atmosfera conviviale
e frizzante in quanto vero ritrovo della movida universitaria e locale.
Imperdibile anche una visita alla bellissima biblioteca universitaria, dove
oltre alla meravigliosa e lavoratissima facciata, spicca l’imponente torre che
vanta un prezioso carillon, il tutto il stile rinascimentale, manco a dirlo, d’influenza
fiamminga.
Non voglio dedicare molte parole alle meraviglie architettoniche della
città, sulle quali è facile trovare informazioni dettagliate in una buona guida
o in rete, ma qualche riga in più voglio spenderla per l’incantevole Begijnhof.
I beghinaggi sono luoghi molto caratteristici e tranquilli, solitamente
separati dal resto della città da un muro sul quale si aprono una o due porte
di accesso, e sono composti da una serie di cortili o giardini sui quali si
affacciano piccole abitazioni e dove non manca mai una suggestiva chiesetta.
Sono strutture molto diffuse in Belgio (ogni città che ho visitato ne poteva
vantare almeno uno), ma anche in Olanda e in alcune zone del nord della Francia
e della Germania, dove un tempo venivano ospitate le beghine, donne laiche, spesso
vedove di guerra, molto religiose che si riunivano per dedicarsi a Dio senza
tuttavia prendere i voti. Io mi sono letteralmente innamorata di queste città
in miniatura dal tipico stile fiammingo! Avendo visitato molti Begijnhof in
Belgio e anche l’unico presente nella capitale olandese, posso affermare che quello
di Lovanio (anzi sarebbe meglio dire quelli, visto che ve ne sono due, uno
grande e uno piccolo, ma userò il singolare per riferirmi al maggiore dei due)
oltre ad essere uno dei più estesi, è anche uno dei più belli che abbia avuto
il piacere di esplorare. E’ attraversato da un canale che si districa tra le
pittoresche casette in mattoni rossi, tra i giardini fioriti e le stradine
lastricate. Qui erano presenti anche un convento e un’infermeria. Un luogo a
dir poco incantevole! Oggi naturalmente le beghine sono scomparse e i Beghijnof
sono stati riconvertiti per altri scopi, quello di Lovanio costituisce una vera
e propria cittadella universitaria, essendo adibito a residenza per studenti.
I Beghijnof sono luoghi dall’importantissimo valore artistico e storico, in
quanto non solo esemplificativi dell’inconfondibile architettura fiamminga, ma
anche preziosa testimonianza della tradizione culturale di queste religiose
indipendenti nell’Europa centro-settentrionale del tardo Medioevo. A
ragione tutti i beghinaggi fiamminghi fanno parte dei siti UNESCO come patrimonio dell’umanità.
Beh, mi sembra di avervi fornito diversi ottimi motivi per recarvi a
Lovanio, ma non ho finito! Un’altra ottima ragione per venire fino a qui è la
rinomata birra belga. Anche la cucina belga, della quale sono rimasta più che
piacevolmente colpita, è decisamente meritevole, ma di lei parleremo un’altra
volta.
Dicevo la birra. Sì, perché in Belgio con la birra non si scherza. Che
nessuno si azzardi a definirla una semplice bevanda! Qui la
birra è storia, tradizione, cultura e una grande risorsa economica. E Lovanio è
uno dei pilastri della birra belga. Non solo ha dato i natali alla bionda Stella Artois che tuttora troneggia con
il suo gigantesco stabilimento, ma è anche casa di una
miriade di birrifici artigianali. E forse proprio per questo, è sempre qui che si
tiene il più grande evento del paese dedicato alle birre artigianali nazionali:
lo Zythos Bierfestival.
Si tratta di una rassegna della birra seria, dove non si viene per
ubriacarsi ma per degustare al meglio tante birre speciali, infatti sono di
norma presenti oltre cento espositori che vi proporranno un vastissimo
assortimento di birre artigianali belga, tra le quali verranno premiate le
migliori.
Lo Zythos Bierfestival si tiene ogni anno durante l’ultimo weekend di
aprile (quindi per quest’anno siete ancora in tempo!) ed è facilmente
raggiungibile dalla stazione di Lovanio con un bus gratuito e molto frequente
che in 10 minuti vi porterà a Brabanthal, la location che ospita l’evento. Se
pernottate a Bruxelles non preoccupatevi per il rientro, i treni sono anche in
questo caso molto frequenti almeno fino alla mezzanotte.
L’ingresso è gratuito e la degustazione si svolge in maniera molto
semplice, previo l’acquisto di gettoni del costo di 1€ l’uno a cui corrisponde
un assaggio di 10 cl. Il bicchiere, brandizzato ZBF (anche se nel 2013, quando
ci sono stata io, venivano riciclati i bicchieri dell’anno precedente, datati
2012, ma, si sa, c'è la crisi cari esploratori golosi!), viene ritirato
all’ingresso al costo di cauzione di 3€, che vi verranno restituiti se lo
riconsegnate, altrimenti potete conservarlo come ricordo. A mio parere questo
metodo è un’ottima trovata, perché vi permette di degustare tante, ma vi assicuro proprio
tante, birre differenti senza ritrovarvi a strisciare dopo il terzo brindisi.
Naturalmente, pagando il giusto prezzo, potete farvi riempire il bicchiere fino
all’orlo con la vostra birra preferita. Io e il maritozzo abbiamo provato ad assaggiare
di tutto e di più, cercando di mantenere la lucidità necessaria per rientrare
nella capitale. Ciò non ci ha impedito di divertirci, di fare nuove conoscenze
e tanti cin-cin in lingue diverse e in allegria!
Ahimè, ora come allora non ricordo i nomi delle birre che ho provato, ma posso
darvene un’idea dividendole fondamentalmente in tre categorie:
- Un posto a sé lo merita una strepitosa birra ispirata
agli speculoos, i biscotti alla cannella tipici del Belgio. Aroma molto intenso,
che non richiamava semplicemente la nota spezia, ma che conteneva tutto il
gusto aromatico e pieno con le note caramellate tipiche dei deliziosi biscottini. L’ho adorata, non so cosa darei per sorseggiarla
ancora con la dovuta calma che merita!
- - Pur sapendo che alcuni di voi storceranno il naso, una
citazione spetta ad alcune birre aromatizzate alla frutta. Mi sono fatta
attrarre da un birrificio che proponeva esclusivamente birre di questo tipo e
non ne sono rimasta per niente delusa. La mia preferita è stata senza dubbio
quella alla ciliegia.
- - Il terzo gruppo, il più folto, è composto da quelle
che sono state il filo conduttore non solo della serata, ma anche dell’intero
tour belga, le mitiche birre trappiste. Quest’ultime rappresentano l’eccellenza
in fatto di birra e meritano un approfondimento.
Una birra per potersi fregiare del titolo di trappista deve seguire un rigido disciplinare che prevede l'osservanza di lavorazioni e tecniche artigianali che spesso vengono tramandate da secoli e che si basano sull'osservanza di tre regole fondamentali:
1 1. la birra deve
essere prodotta all’interno delle mura di un’abbazia trappista da parte di
monaci trappisti o sotto il loro stretto controllo;
2. il birrificio deve essere subordinato al
monastero e dimostrare una cultura imprenditoriale aderente al progetto
monastico;
3. il birrificio
non deve avere come obiettivo il profitto, i guadagni infatti devono servire al
sostentamento dei monaci e alla manutenzione del monastero, nonché per
perseguire finalità sociali e atti caritatevoli.
Dei 175 monasteri trappisti al mondo solo 10 producono birra autorizzata ad
essere etichettata con il logo esagonale riportante la
dicitura “Authentic Trappist Product” che individua e tutela gli autentici
prodotti trappisti, tra i quali non solo birra, ma anche ad esempio formaggi,
liquori e confetture. Ben 8 di questi monasteri si trovano in Belgio e
producono quelle che gli intenditori definiscono tra le migliori birre al
mondo: Achel, Chimay,
La Trappe, Orval, Rochefort, Westvleteren, Westmalle, Engelszell.
Le varie tipologie di birra trappista sono prodotte con ingredienti semplici e genuini, a testimonianza dello stretto legame dei monaci coi prodotti della terra proprio come un tempo. Queste birre sono prevalentemente non filtrate, né pastorizzate, hanno sapori e profumi intensi e strutturati che tendono a migliorare con l'invecchiamento, una consistenza corposa e sono, come se ci fosse bisogno di specificarlo, di eccellente qualità. Alcune abbazie trappiste hanno una produzione limitata per cui è spesso necessario ordinare alcune tipologie di birre, con liste di attesa anche di mesi!
Mi raccomando, non confondete le trappiste con le birre d'abbazia.Quest'ultime nella maggioranza dei casi, non hanno più alcun legame con le abbazie di cui portano il nome, ma sono prodotte dietro la concessione di licenze rilasciate dalle abbazie stesse, delle quali sfruttano il marchio. E' anche vero che talvolta la produzione rispetta le antiche ricette monastiche, ma ciò non è sufficiente per guadagnarsi il titolo di birra trappista.
Concludo con un'avvertenza: sappiate che dopo essere stati allo Zythos, ma anche semplicemente dopo un viaggio in terra belga, sarà difficile riabituarsi alle solite birracce industriali...
Nessun commento:
Posta un commento