Scegliere il titolo di questo blog è stato moooolto
difficile! Ero arrivata a stilare una discreta lista di alternative, ma nessuna
mi convinceva pienamente. Nessuna mi rispettava appieno ed esprimeva allo
stesso tempo il mio amore per i viaggi e il buon cibo. Poi improvvisamente,
quando già avevo sentenziato “Va beh, non riesco a trovare un titolo, che vuoi
che mi metto a scrivere un blog??”, ecco l’illuminazione! Mai abbastanza. E’
perfetto. Due paroline che esprimono proprio me e quello che vorrei comunicare.
Ero già convinta, il nome sarebbe stato quello, sì, ma prima dello squillo di trombe volevo testare
la reazione del maritozzo. Passano sì e no 5 minuti e due neuroni si collegano:
“Mai abbastanza… Never enough…” Una canzone dei miei Cure, il mio gruppo
preferito, per il quale ho fatto e continuerò a fare pazzie finché campo! E’
perfetto. E poi quanti viaggi ho fatto per vederli dal vivo?? E’ proprio grazie
a Robert che ho scoperto quello che per me è il posto più bello del mondo e il
suo impareggiabile patrimonio gastronomico. Tutto torna! Non sono più due le
passioni legate a quel titolo, sono ben 3, c’è anche la mia musica!
Nome del blog confermato. Ora posso anche giurarlo al Padre
Eterno. E no, non c’è neanche bisogno del consulto del maritozzo!
Ma andiamo al sodo: qual
è per me il posto più bello del mondo? Non ho dubbi, la nostra regione più
estesa, un’isola meravigliosa: la Sicilia.
L’ho scoperta 10 anni fa praticamente per caso. L’obiettivo
era proprio quello di assistere al concerto dei miei amati Cure presso il
meraviglioso Teatro Antico di Taormina. Francamente del dove non me ne
importava nulla, il concerto avrebbe potuto essere in qualsiasi parte dell’universo.
Invece era lì, in Sicilia. E’ stato un vero e proprio colpo di fulmine. Di
quelli che si trasformano in amore vero, eterno. Da allora il mal di Trinacria
non mi ha più abbandonato e sono volata nel meraviglioso triangolo del Mediterraneo
numerosissime volte, scorrazzando tra le sue meraviglie in lungo e in largo. Questa
terra la sento mia. E’ lì che mi sento a casa, non in palude padana. Naturalmente
non ho dubbi di essere stata una fiera sicula in una vita precedente (e anche
africana, ma di questo parliamo un’altra volta). Il mio sogno sarebbe potermi
svegliare ogni mattina con i suoi colori, i suoi odori, la sua luce. Andrebbe
bene ovunque. Mappa dell’isola alla mano, occhi bendati, punto il dito a caso: comunque
vada andrà benissimo! Ma se potessi scegliere, vorrei lei, la farfalla distesa
sul Monte Tauro e affacciata sullo Ionio. Taormina. Adoro tutto di lei, anche
le sue numerose scale (giusto una settimana fa, per la milionesima volta, sono scesa
e risalita dalla mia adoratissima Isola Bella a piedi, per di più sotto la
pioggia, se non è amore questo!). E poi parliamoci chiaro: ma in quale altro
posto al mondo potrei allo stesso tempo ammirare un pezzo di storia ben
conservato come il meraviglioso teatro greco, un maestoso vulcano fumante con il profilo delle sue affascinanti gobbe
che si tuffano nelle onde del mare e la curva del golfo di Naxos? Per me questo
scorcio non ha eguali! Se potessi avere di fronte agli occhi questo spettacolo
ogni giorno, non avrei più problemi. Sarei immortale!
Ma andando ancora più al sodo, vogliamo parlare dei sapori
siculi? Il mio primo impatto con la cucina isolana è stato con la famosa
granita. Mai avrei immaginato che questa prelibatezza potesse sconvolgere i
miei sensi! E come se mi fossi innamorata del più brutto della classe, quello
che mi stava pure sulle palle. Perché da polentona concepivo la granita come
ghiaccio, sciroppo e coloranti. Gusti rigorosamente menta, limone e, ho i
brividi a sciverlo, coca-cola. Insomma una schifezza. Io odio questo miscuglio,
di conseguenza pensavo di odiare anche la vera granita siciliana. Immaginavo
fosse migliore, di sicuro più buona di quella che si trova da noi, ma non credevo
fosse tutt’altro! Niente di totalmente
simile a ciò che viene solitamente servito fuori dall’Isola, un’altro pianeta
proprio! Per esempio sapete che nella vera granita il ghiaccio è out? Bandito
proprio! Ci sono solo acqua, zucchero e frutta fresca o cioccolato, caffè,
pasta di mandorla e tanto altro, a seconda del gusto che preferite. Inoltre la
vera granita non la troverete mai in quegli orrendi aggeggi di plastica
roteanti, ma va conservata dentro ai pozzetti, in vaschette di acciaio chiamate
carapine.
Per farvi capire il mondo che mi si è aperto quando ho
iniziato a comprendere che si trattava di qualcosa di completamente differente
da ciò che credevo, nonché lo shock che ho provato assaporando per la prima
volta la granita, quella vera, vi racconto il mio primo approccio con questa
squisitezza. Però, mi rivolgo in particolare ai lettori siculi perché coi
lettori del continente siamo più o meno nella stessa barca, promettete di non
prendermi in giro!
Dunque, siamo io e l’allora futuro maritozzo. E’ mattina,
posiamo i nostri zaini nel b&b che ci ospiterà nei giorni a venire e, già
entusiasti degli scorci che abbiamo potuto ammirare durante il tragitto Fontanarossa
– Taormina, decidiamo di non perdere tempo e uscire subito alla scoperta di Tao.
La ragazza che gestisce il b&b ci suggerisce di andare a fare colazione al
Bam Bar con granita e briosche.
“Scusa, puoi ripetere? Ho capito che ci dicevi di fare colazione
con granita e brioche!” dico io, scoppiando a ridere.
“Sì, granita e brioche,
qui facciamo colazione così.”
In totale innocenza, non demordo e replico “Davvero? Che
strano!”
“Ma no, è come il cornetto nel cappuccino. Provate,
sentirete che bontà!”
Allontanandoci, io e il maritozzo ci chiediamo “Come il
cornetto nel cappuccino?? Cioè la brioche va pucciata nella granita??” Siamo
ancora più perplessi, ma decidiamo di fidarci. D’altronde era così convinta. E
poi se non lo sa lei!
Bene, arriviamo al Bam Bar. L’impressione è subito
positivissima: il locale, dove la caratteristica ceramica sicula la fa da
padrone, è in un’incantevole angolino nascosto nel centro di Taormina. Ma
d’altronde tutta Taormina sembra essere un gioiellino e noi siamo lì per fare
la nostra prima tipica colazione siciliana, è quello che conta, quindi
aspettiamo ad esaltarci, anche perché non è che siamo ancora proprio convinti. Troviamo
subito posto e ci accomodiamo in uno dei graziosi tavolini esterni. Lo capiremo solo in seguito quanto siamo stati
fortunati, visto che solitamente il locale è sempre pienissimo e fare la fila è
più che usuale, ma ne vale sempre la pena. Arriva il proprietario, il mitico Saretto, che
ci elenca i gusti disponibili e noi
scegliamo due classici: pesca e fragola, con l’aggiunta di panna. Ci chiede anche se vogliamo la brioche. Sì
certo, dobbiamo pucciarla nella granita! Passano pochi minuti e arrivano questi
due bei bicchieroni, i cui colori solari mettono subito allegria! E non c’è
ghiaccio! L’aspetto è quello di una specie di fresca e invitante mousse. Ah, e
vogliamo parlare della brioche? Anche in questo caso non si tratta della
brioche polentona. O, se preferite, del cornetto. Si tratta della mitica brioscia
col tuppo! Un’invitante pagnotta dolce color caramello con una piccola
rotondità in cima, il tuppo per l’appunto. Tuppo, per la serie “Le figure di
merda di una polentona al sud”, non significa tappo come credeva la
sottoscritta. Significa chignon, a riprova che in Sicilia tutto è sempre così
poetico! E al Bam Bar le brioche arrivano direttamente dal panificio vicino: è
un piacere vedere il mitico Ciccio tornare con il vassoio da panettiere pieno
di briosce! Vi sarà quindi chiaro che il primo impatto, quello visivo, è stato
un successo. Le pupille hanno gioito, e, si sa, in Sicilia non potrebbe essere
altrimenti. Che han detto invece le papille? Beh, al primo assaggio loro hanno
avuto un mancamento! Dal piacere! Un nettare divino dolce,fresco e cremoso allo
stesso tempo. Non avrei mai immaginato
che una granita potesse sconvolgere la mia vita! Di diventarne dipendente
cronica! E’ la bontà sicula che più mi manca quando sono lontana dall’Isola e
la prima che cerco quando ci torno. Quante ne ho mangiate, sono diventata
un’assaggiatrice professionale di granite! Ne ho provate di tantissimi gusti,
in tantissimi locali, in tutta l’Isola! E vengo anche presentata come tale!
Proprio lo scorso weekend mi trovavo a Catania e sono uscita a cena con delle
amiche. Una di loro mi ha presentato ad altre ragazze in questo modo “Lei è
Esploratrice Golosa e mangia un sacco di granite, anche tre o quattro di
seguito!”. E’ vero, mi imbarazza un po’ dirlo, sono arrivata a mangiarne
quattro di seguito. E’ il mio record in sequenza. Quello giornaliero è di otto
granite. Questi numeri però li faccio solo al Bam Bar. Altrove sono arrivata al
massimo a due consecutive. La loro granita è insuperabile, non teme rivali!
Saretto è un genio, non solo per quanto le fa buone, ma per tutti i gusti che ha
ideato! Più di venti, alcuni giustamente stagionali, tra cui per la frutta
spiccano gelsi, fichi bianchi, ananas, kiwi, banana, ma anche ricotta, nutella,
cioccolato bianco. Tutti questi gusti potrebbero far storcere il naso ai
puristi. C’è infatti chi sostiene che la granita siciliana debba limitarsi ai
classici due/tre gusti. Addirittura un conoscente sosteneva che per lui la
granita era solo al limone. Bene, costui dopo essere passato al Bam Bar, dove
si è concesso altre varianti oltre al limone, il commento è stato “Mamma mia,
che granite!”.
Insomma, io regalerei qualche hanno di vita per fare
colazione lì e così tutti i giorni…
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