Per sentirci ancora un pochino in vacanza, io e il maritozzo abbiamo
deciso che avremmo passato l’ultimo weekend di agosto a gironzolare tra i
padiglioni di EXPO. Si sono uniti a noi tre amici volati direttamente dalla
Sicilia per l’occasione e la combinazione si è rivelata vincente, regalandoci
due giorni intensi, stancanti ma molto piacevoli.
Devo dire che l’Esposizione Universale di Milano è veramente ben riuscita
e, se non l’avete ancora fatto, vi consiglio di programmare una visita dalle
parti dell’area fieristica di Rho entro il 31 ottobre, ultimo giorno
disponibile.
Non voglio descrivervi per filo e per segno cosa vedrete, credo sia
bello vivere la sorpresa che ogni padiglione sa regalare, voglio però aiutarvi
indirizzandovi verso quelli che ritengo essere i Paesi imperdibili e indicandovi
quelli che invece potete tranquillamente evitare. Le file possono essere molto
lunghe (anche 3 ore!), meglio quindi conservare le energie per dove ne vale
davvero la pena.
I criteri che ho tenuto in considerazione per la valutazione sono
l’interattività e il coinvolgimento del visitatore, l’atmosfera, l’originalità
e la pertinenza al tema che vi ricordo essere “Nutrire il pianeta, Energia per
la vita”. Siamo quindi nell’ambito dell’alimentazione e della nutrizione riviste
in un’ottica innovativa tramite lo sviluppo di nuove tecnologie, al fine di
garantire cibo per tutti e un futuro sostenibile per il nostro Pianeta finora spesso
sfruttato con poca cura e rispetto.
Per cominciare risponderò alla classica domanda che chiunque mi ha
fatto appena ha saputo che sono stata in visita a EXPO: “Qual è il padiglione
che ti è piaciuto di più?”. Risposta difficilotta… A contendersi il primo posto
ci sono infatti due Paesi, il Giappone
e il Kazakhstan. Se proprio devo
scegliere, forse assegnerei la
medaglia d’oro alla ex repubblica
sovietica, ma resta indubbio che entrambi i padiglioni di questi Paesi siano di
un livello superiore a tutti gli altri e meritino la priorità assoluta.
Imperdibili, seguono a ruota gli Emirati
Arabi e la Thailandia. Entrambi
si faranno notare già dall’esterno e in particolare le dune di sabbia del primo
vi regaleranno una bella sensazione avvolgente durante l’intero percorso. Terminata
la visita del padiglione thailandese vi consiglio di non scappare, ma di
attendere che abbia inizio lo spettacolo danzante che si svolge di fronte alla
fontana dei dragoni, proprio all’uscita del padiglione stesso. Ne sarete rapiti.
In un terzo gruppo comprenderei tutti quei Paesi i cui padiglioni non
sono al livello dei quattro precedenti ma meritano comunque una visita. In
rigoroso ordine alfabetico mi riferisco ad: Angola, Azerbaigian, Cina, Israele, Malesia, Marocco, Oman e Vietnam.
Quest’ultimo in realtà, escluso l’esterno bello e suggestivo, una volta entrati
potrebbe deludervi. Ci sono però due buoni motivi per cui dovete dargli una
possibilità. Innanzitutto al piano terra, passando per l’entrata laterale quindi
senza fare fila ma al massimo facendovi largo tra gli altri visitatori, potrete
assistere a degli spettacoli davvero coinvolgenti. Io ho avuto la fortuna di
trovarmi lì durante un paio di esibizioni musicali estremamente caratteristiche
e ben eseguite. In particolare ho apprezzato moltissimo alcune giovani donne in
abiti tipici che ci hanno regalato balli sfrenati suonando lo xilofono e direi di non essere
stata l’unica considerati gli applausi e le acclamazioni che sono seguiti
all’esibizione. Il secondo motivo è l’acquisto del classico cappello asiatico
in paglia a forma di cono! Sembrerà una banalità, ma io e le mie amiche che
abbiamo gironzolato per EXPO sfoggiandolo con orgoglio siamo state fermate
innumerevoli volte - eravamo quasi
tentate di andare a comprarne un’altra decina e rivenderli col sovrapprezzo! -
da altri visitatori che volevano sapere dove l’abbiamo acquistato. Ebbene, voi
siete fortunati perché lo sapete già, lo trovate al secondo piano del
padiglione del Vietnam!
Seppure di livello inferiore rispetto i precedenti, meritano una visita
il padiglione Zero e soprattutto l’Austria che con il suo bosco vero ha avuto
un’idea semplice ma originale, tanto da essere a mio parere l’unico padiglione
europeo a rendere giustizia al nostro continente. Potete includere pure Palazzo Italia, anche se forse più per
un senso patriottico. Al suo interno spiccano le tre meravigliose sale degli
specchi che da sole valgono la visita, sono però l’unica nota di merito, per il
resto infatti il padiglione nostrano risulta piuttosto dispersivo e deludente.
Peccato, potevamo fare di meglio.
Passiamo ora a quei padiglioni che fossi in voi salterei a piè pari.
Certo, se vi avanza del tempo potete prenderli in considerazione, infatti la
loro visita non vi richiederà molto sia perché non ci sono file (chissà come
mai…), sia perché obiettivamente offrono poco di interessante, sappiate però
che non ne uscirete entusiasti. Sto parlando di Argentina, Bielorussia (il
cui esterno è però molto particolare), Brasile
(la cui attrazione principale – e unica - è la nota rete sospesa che richiede
una fila dedicata, differente da quella per l’ingresso al padiglione), Germania, Irlanda, Regno Unito (il
migliore tra i peggiori, è infatti molto carino l’alveare per il quale può
forse valere la pena l’ingresso al padiglione, anche se ben visibile pure
dall’esterno) e Stati Uniti.
Lascio infine in sospeso il giudizio sulla Svizzera il cui percorso standard non mi ha entusiasmato, ma del
quale mi manca proprio l’attrazione principale, ovvero la salita alle famose
quattro torri dove potersi rifornire gratuitamente di acqua, sale, caffè e mele
e che, man mano che i prodotti vengono prelevati, si abbassano modificando
l’aspetto del padiglione stesso. L’accesso alle torri è limitato e va prenotato
ed è consigliabile farlo on-line, infatti quando ci sono stata io i posti erano
esauriti per tutta la giornata.
Oltre ai padiglioni dei singoli Paesi troverete anche i cluster, più padiglioni raggruppanti
diversi Paesi che si sviluppano intorno a un tema centrale. Ci sono così il cluster Cacao e Cioccolato, Riso, Frutta
e Legumi, Spezie, Bio-Mediterraneo, Zone Aride e per finire Isole, Mare e Cibo.
In realtà a parte alcune mostre fotografiche come quella relativa alle zone
aride dove troverete immagini a dir poco mozzafiato, la maggior parte dei Paesi
rientranti in questi cluster non offrono
nulla più di qualche souvenir e qualche stand di cibo locale take-away.
Ah, da
buona tester Lindt (già da qualche
anno sono stata selezionata per assaggiare e valutare nuovi prodotti prima che
vengano distribuiti sul mercato italiano, un lavoro faticoso!) come dimenticare
lo spazio dedicato alle sue specialità, naturalmente nell’ambito del cluster Cacao e Cioccolato? Non solo
avrete un assaggino di buon cioccolato preparato al momento, ma potrete
concedervi spese pazze acquistando cioccolato in mille varianti. Troverete
anche tavolette che non sono ancora commercializzate in Italia, come quella con
i semi di sesamo o con il pistacchio tostato.
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Magari il maritozzo fosse un Maitre Chocolatier Lindt! :-D |
Ultimo ma non per importanza è l'Albero della Vita e il suo irrinunciabile spettacolo serale, una magnifica esplosione di luci colorate! Vi aspetta ogni mezzora a partire dalle 21.
Questa è quindi stata la mia EXPO. Due giornate che mi hanno fatta
sentire fiera di essere italiana, e vi assicuro che succede molto raramente quando
c’è di mezzo l’uomo. I padiglioni visitati sono stati tanti e sembrerebbe pure
i migliori, naturalmente avrei voluto approfondirne altri ancora quali quello
della Turchia, della Romania e della Corea, molto attraenti già dall’esterno, ma
posso eventualmente ripiegare su un ingresso serale. Inutile dirvi che due
giorni rappresentano il minimo sindacale per effettuare una visita approfondita
ed entrare realmente nello spirito dell’evento. Vi consiglio l’acquisto dei
biglietti cumulativi che consentono l’ingresso all’esposizione a prezzo
scontato proprio per due giorni consecutivi, gli stessi che ho acquistato io.
Non pensate di poter visitare accuratamente la manifestazione con il biglietto
serale, ricordatevi infatti che la maggioranza dei padiglioni chiude alle otto.
E non illudetevi, a meno forse di evitare il weekend ma non ne sarei così
certa, di visitare tutti i padiglioni che sono riuscita a vedere io. Una delle
mie amiche purtroppo ha una disabilità quindi abbiamo potuto saltare le code
che nei padiglioni più interessanti andavano dalle 2 alle 3 ore e questo anche
nella giornata di domenica che è stata estremamente tranquilla, con molti meno
visitatori rispetto al sabato. Se vi può consolare ho però sentito più di una
persona affermare che le lunghe code nei Paesi che vi ho indicato come migliori
sono valse la pena.
Bene, spero di esservi stata utile e di agevolare la vostra visita! Se
siete stati attenti e se mi conoscete almeno un pochino, vi sarete però accorti
che manca qualcosa… Bravi! Vi pareva mai possibile che la vostra esploratrice
golosa non si fosse sacrificata provando per voi qualche specialità
gastronomica? Non sia mai!
Innanzitutto voglio sfatare un mito: non è vero che per mangiare ad
EXPO si deve per forza spendere un capitale. Tutti si lamentano dei costi
elevati per pasteggiare ed effettivamente nella maggioranza dei casi è così,
anzi a volte ci troviamo addirittura di fronte a prezzi da veri e propri
strozzini. Non sempre però, e comunque l’alternativa c’è. Dovete semplicemente
allontanarvi dal decumano e spingervi verso l’interno o dietro ai padiglioni.
Da queste parti troverete tanti chioschi che offrono panini a un prezzo assolutamente
nella media e addirittura qualche baretto che propone il menù completo a 10€.
Per esempio nella giornata di sabato io e il maritozzo abbiamo pranzato con gli
ottimi panini e con le squisite focacce del chiosco del panificio Marconi che
si trova indicativamente alle spalle del padiglione brasiliano. Abbiamo preso
delle buonissime focacce di farina di mais e di farina di cereali farcite con
pomodorini e verdure grigliate, più un delizioso panino gourmet di farina di
kamut ripieno con humus, pomodori secchi, melanzane grigliate, insalata e
caprino. Il tutto per un totale di 13€, abbondante e onesto. Il pane e le
focacce vengono inoltre lavorati e sfornati sotto gli occhi dei clienti, un
piacere non solo per il palato, ma anche per gli occhi e per l’olfatto. Queste
bontà sono state accompagnate da una birra della famiglia delle regionali della
Moretti, per la precisione abbiamo scelto la friulana con mela renetta che si è
rivelata molto delicata e bevibilissima anche sotto i 30°. In due giorni
abbiamo avuto modo di provare molte altre squisitezze, quali delle ottime empanadas
di carne presso il padiglione argentino (4€ l’una) e per ben due volte abbiamo
aperitiveggiato al piccolo chiosco che si trova al di fuori del padiglione
d’Israele e che propone comode tazzine monoporzione di buonissimo humus e di falafel
a 3€ l’uno. Merita una visita anche l’USA
Food Truck Nation, spazio dedicato ai
classici a stelle a strisce che si trova proprio alle spalle dell’omonimo
padiglione. Qui il maritozzo si è buttato sul classico burger – non
particolarmente apprezzato - mentre io ho rischiato con il lobster roll. Pur
non essendo – e nemmeno ho mai pensato lo sarebbe stato – al livello di quello
del Chelsea Market di New York di cui vi ho parlato qui, l’ho sorprendentemente
molto apprezzato. Gustoso e abbondante, ricco di bei pezzettoni di astice, è
addirittura migliore di altri panini dello stesso tipo provati proprio nella
Grande Mela e vale i 15€ spesi. Se pensate che a Milano in alcuni locali viene
proposto esattamente al doppio del prezzo solo perché vengono aggiunte una
manciata di patatine fritte e due foglioline di insalata…
Preferite sapori italici? Allora dirigetevi al Biodiversity Park. Si
trova dietro al padiglione dell’Oman in posizione piuttosto nascosta e grazie a
questo praticamente non farete fila. Qui non esitate a buttarvi sulla pizza di
Alce Nero Berberè, una pizza dall’impasto leggero e ben lievitato, farcita con
ingredienti di indubbia qualità. Io e il maritozzo ci siamo divisi una Bufala,
deliziosa con la sua passata di pomodoro dolce e succulenti pezzi di mozzarella
freschissima, e la pizza del mese che prevedeva burrata, pomodori ciliegino e
scorza di limone. Un accostamento particolare e semplicemente delizioso! Il
costo è stato rispettivamente di 9€ e 10€, assolutamente ben spesi.
Naturalmente ogni padiglione ha il proprio ristorante ma, a meno che
non abbiate già avuto modo di visitare l’esposizione in lungo in largo,
significa fare lunghe attese sottraendo ulteriore tempo alla visita. Inutile
dire poi che i prezzi sono davvero elevati e la qualità non sempre garantita
(attenzione per esempio al ristorante ecuadoregno, amici non se la sono passata
benissimo dopo avervi pranzato).
Insomma, non si può non riconoscere che l’Italia, come da suo stile
passando attraverso mille problemi e per il rotto della cuffia, ce l’ha fatta
anche questa volta.