lunedì 7 settembre 2015

EXPO, MILANO 2015


Per sentirci ancora un pochino in vacanza, io e il maritozzo abbiamo deciso che avremmo passato l’ultimo weekend di agosto a gironzolare tra i padiglioni di EXPO. Si sono uniti a noi tre amici volati direttamente dalla Sicilia per l’occasione e la combinazione si è rivelata vincente, regalandoci due giorni intensi, stancanti ma molto piacevoli.
Devo dire che l’Esposizione Universale di Milano è veramente ben riuscita e, se non l’avete ancora fatto, vi consiglio di programmare una visita dalle parti dell’area fieristica di Rho entro il 31 ottobre, ultimo giorno disponibile.


Non voglio descrivervi per filo e per segno cosa vedrete, credo sia bello vivere la sorpresa che ogni padiglione sa regalare, voglio però aiutarvi indirizzandovi verso quelli che ritengo essere i Paesi imperdibili e indicandovi quelli che invece potete tranquillamente evitare. Le file possono essere molto lunghe (anche 3 ore!), meglio quindi conservare le energie per dove ne vale davvero la pena.
I criteri che ho tenuto in considerazione per la valutazione sono l’interattività e il coinvolgimento del visitatore, l’atmosfera, l’originalità e la pertinenza al tema che vi ricordo essere “Nutrire il pianeta, Energia per la vita”. Siamo quindi nell’ambito dell’alimentazione e della nutrizione riviste in un’ottica innovativa tramite lo sviluppo di nuove tecnologie, al fine di garantire cibo per tutti e un futuro sostenibile per il nostro Pianeta finora spesso sfruttato con poca cura e rispetto.


Per cominciare risponderò alla classica domanda che chiunque mi ha fatto appena ha saputo che sono stata in visita a EXPO: “Qual è il padiglione che ti è piaciuto di più?”. Risposta difficilotta… A contendersi il primo posto ci sono infatti due Paesi, il Giappone e il Kazakhstan. Se proprio devo scegliere,  forse assegnerei la medaglia  d’oro alla ex repubblica sovietica, ma resta indubbio che entrambi i padiglioni di questi Paesi siano di un livello superiore a tutti gli altri e meritino la priorità assoluta.










Imperdibili, seguono a ruota gli Emirati Arabi e la Thailandia. Entrambi si faranno notare già dall’esterno e in particolare le dune di sabbia del primo vi regaleranno una bella sensazione avvolgente durante l’intero percorso. Terminata la visita del padiglione thailandese vi consiglio di non scappare, ma di attendere che abbia inizio lo spettacolo danzante che si svolge di fronte alla fontana dei dragoni, proprio all’uscita del padiglione stesso. Ne sarete rapiti.





In un terzo gruppo comprenderei tutti quei Paesi i cui padiglioni non sono al livello dei quattro precedenti ma meritano comunque una visita. In rigoroso ordine alfabetico mi riferisco ad: Angola, Azerbaigian, Cina, Israele, Malesia, Marocco, Oman e Vietnam. Quest’ultimo in realtà, escluso l’esterno bello e suggestivo, una volta entrati potrebbe deludervi. Ci sono però due buoni motivi per cui dovete dargli una possibilità. Innanzitutto al piano terra, passando per l’entrata laterale quindi senza fare fila ma al massimo facendovi largo tra gli altri visitatori, potrete assistere a degli spettacoli davvero coinvolgenti. Io ho avuto la fortuna di trovarmi lì durante un paio di esibizioni musicali estremamente caratteristiche e ben eseguite. In particolare ho apprezzato moltissimo alcune giovani donne in abiti tipici che ci hanno regalato balli sfrenati  suonando lo xilofono e direi di non essere stata l’unica considerati gli applausi e le acclamazioni che sono seguiti all’esibizione. Il secondo motivo è l’acquisto del classico cappello asiatico in paglia a forma di cono! Sembrerà una banalità, ma io e le mie amiche che abbiamo gironzolato per EXPO sfoggiandolo con orgoglio siamo state fermate innumerevoli volte  - eravamo quasi tentate di andare a comprarne un’altra decina e rivenderli col sovrapprezzo! - da altri visitatori che volevano sapere dove l’abbiamo acquistato. Ebbene, voi siete fortunati perché lo sapete già, lo trovate al secondo piano del padiglione del Vietnam!










Seppure di livello inferiore rispetto i precedenti, meritano una visita il padiglione Zero e soprattutto l’Austria che con il suo bosco vero ha avuto un’idea semplice ma originale, tanto da essere a mio parere l’unico padiglione europeo a rendere giustizia al nostro continente. Potete includere pure Palazzo Italia, anche se forse più per un senso patriottico. Al suo interno spiccano le tre meravigliose sale degli specchi che da sole valgono la visita, sono però l’unica nota di merito, per il resto infatti il padiglione nostrano risulta piuttosto dispersivo e deludente. Peccato, potevamo fare di meglio.





Passiamo ora a quei padiglioni che fossi in voi salterei a piè pari. Certo, se vi avanza del tempo potete prenderli in considerazione, infatti la loro visita non vi richiederà molto sia perché non ci sono file (chissà come mai…), sia perché obiettivamente offrono poco di interessante, sappiate però che non ne uscirete entusiasti. Sto parlando di Argentina, Bielorussia (il cui esterno è però molto particolare), Brasile (la cui attrazione principale – e unica - è la nota rete sospesa che richiede una fila dedicata, differente da quella per l’ingresso al padiglione), Germania, Irlanda, Regno Unito (il migliore tra i peggiori, è infatti molto carino l’alveare per il quale può forse valere la pena l’ingresso al padiglione, anche se ben visibile pure dall’esterno) e Stati Uniti.




Lascio infine in sospeso il giudizio sulla Svizzera il cui percorso standard non mi ha entusiasmato, ma del quale mi manca proprio l’attrazione principale, ovvero la salita alle famose quattro torri dove potersi rifornire gratuitamente di acqua, sale, caffè e mele e che, man mano che i prodotti vengono prelevati, si abbassano modificando l’aspetto del padiglione stesso. L’accesso alle torri è limitato e va prenotato ed è consigliabile farlo on-line, infatti quando ci sono stata io i posti erano esauriti per tutta la giornata.
Oltre ai padiglioni dei singoli Paesi troverete anche i cluster, più padiglioni raggruppanti diversi Paesi che si sviluppano intorno a un tema centrale. Ci sono così il cluster Cacao e Cioccolato, Riso, Frutta e Legumi, Spezie, Bio-Mediterraneo, Zone Aride e per finire Isole, Mare e Cibo. In realtà a parte alcune mostre fotografiche come quella relativa alle zone aride dove troverete immagini a dir poco mozzafiato, la maggior parte dei Paesi rientranti in questi cluster non offrono nulla più di qualche souvenir e qualche stand di cibo locale take-away. 




Ah, da buona tester Lindt (già da qualche anno sono stata selezionata per assaggiare e valutare nuovi prodotti prima che vengano distribuiti sul mercato italiano, un lavoro faticoso!) come dimenticare lo spazio dedicato alle sue specialità, naturalmente nell’ambito del cluster Cacao e Cioccolato? Non solo avrete un assaggino di buon cioccolato preparato al momento, ma potrete concedervi spese pazze acquistando cioccolato in mille varianti. Troverete anche tavolette che non sono ancora commercializzate in Italia, come quella con i semi di sesamo o con il pistacchio tostato.


Magari il maritozzo fosse un Maitre Chocolatier Lindt! :-D

Ultimo ma non per importanza è l'Albero della Vita e il suo irrinunciabile spettacolo serale, una magnifica esplosione di luci colorate! Vi aspetta ogni mezzora a partire dalle 21.




Questa è quindi stata la mia EXPO. Due giornate che mi hanno fatta sentire fiera di essere italiana, e vi assicuro che succede molto raramente quando c’è di mezzo l’uomo. I padiglioni visitati sono stati tanti e sembrerebbe pure i migliori, naturalmente avrei voluto approfondirne altri ancora quali quello della Turchia, della Romania e della Corea, molto attraenti già dall’esterno, ma posso eventualmente ripiegare su un ingresso serale. Inutile dirvi che due giorni rappresentano il minimo sindacale per effettuare una visita approfondita ed entrare realmente nello spirito dell’evento. Vi consiglio l’acquisto dei biglietti cumulativi che consentono l’ingresso all’esposizione a prezzo scontato proprio per due giorni consecutivi, gli stessi che ho acquistato io. Non pensate di poter visitare accuratamente la manifestazione con il biglietto serale, ricordatevi infatti che la maggioranza dei padiglioni chiude alle otto. E non illudetevi, a meno forse di evitare il weekend ma non ne sarei così certa, di visitare tutti i padiglioni che sono riuscita a vedere io. Una delle mie amiche purtroppo ha una disabilità quindi abbiamo potuto saltare le code che nei padiglioni più interessanti andavano dalle 2 alle 3 ore e questo anche nella giornata di domenica che è stata estremamente tranquilla, con molti meno visitatori rispetto al sabato. Se vi può consolare ho però sentito più di una persona affermare che le lunghe code nei Paesi che vi ho indicato come migliori sono valse la pena.




Bene, spero di esservi stata utile e di agevolare la vostra visita! Se siete stati attenti e se mi conoscete almeno un pochino, vi sarete però accorti che manca qualcosa… Bravi! Vi pareva mai possibile che la vostra esploratrice golosa non si fosse sacrificata provando per voi qualche specialità gastronomica? Non sia mai!



Innanzitutto voglio sfatare un mito: non è vero che per mangiare ad EXPO si deve per forza spendere un capitale. Tutti si lamentano dei costi elevati per pasteggiare ed effettivamente nella maggioranza dei casi è così, anzi a volte ci troviamo addirittura di fronte a prezzi da veri e propri strozzini. Non sempre però, e comunque l’alternativa c’è. Dovete semplicemente allontanarvi dal decumano e spingervi verso l’interno o dietro ai padiglioni. Da queste parti troverete tanti chioschi che offrono panini a un prezzo assolutamente nella media e addirittura qualche baretto che propone il menù completo a 10€. Per esempio nella giornata di sabato io e il maritozzo abbiamo pranzato con gli ottimi panini e con le squisite focacce del chiosco del panificio Marconi che si trova indicativamente alle spalle del padiglione brasiliano. Abbiamo preso delle buonissime focacce di farina di mais e di farina di cereali farcite con pomodorini e verdure grigliate, più un delizioso panino gourmet di farina di kamut ripieno con humus, pomodori secchi, melanzane grigliate, insalata e caprino. Il tutto per un totale di 13€, abbondante e onesto. Il pane e le focacce vengono inoltre lavorati e sfornati sotto gli occhi dei clienti, un piacere non solo per il palato, ma anche per gli occhi e per l’olfatto. Queste bontà sono state accompagnate da una birra della famiglia delle regionali della Moretti, per la precisione abbiamo scelto la friulana con mela renetta che si è rivelata molto delicata e bevibilissima anche sotto i 30°. In due giorni abbiamo avuto modo di provare molte altre squisitezze, quali delle ottime empanadas di carne presso il padiglione argentino (4€ l’una) e per ben due volte abbiamo aperitiveggiato al piccolo chiosco che si trova al di fuori del padiglione d’Israele e che propone comode tazzine monoporzione di buonissimo humus e di falafel a 3€ l’uno. Merita una visita anche l’USA Food Truck Nation, spazio dedicato ai classici a stelle a strisce che si trova proprio alle spalle dell’omonimo padiglione. Qui il maritozzo si è buttato sul classico burger – non particolarmente apprezzato - mentre io ho rischiato con il lobster roll. Pur non essendo – e nemmeno ho mai pensato lo sarebbe stato – al livello di quello del Chelsea Market di New York di cui vi ho parlato qui, l’ho sorprendentemente molto apprezzato. Gustoso e abbondante, ricco di bei pezzettoni di astice, è addirittura migliore di altri panini dello stesso tipo provati proprio nella Grande Mela e vale i 15€ spesi. Se pensate che a Milano in alcuni locali viene proposto esattamente al doppio del prezzo solo perché vengono aggiunte una manciata di patatine fritte e due foglioline di insalata…



Preferite sapori italici? Allora dirigetevi al Biodiversity Park. Si trova dietro al padiglione dell’Oman in posizione piuttosto nascosta e grazie a questo praticamente non farete fila. Qui non esitate a buttarvi sulla pizza di Alce Nero Berberè, una pizza dall’impasto leggero e ben lievitato, farcita con ingredienti di indubbia qualità. Io e il maritozzo ci siamo divisi una Bufala, deliziosa con la sua passata di pomodoro dolce e succulenti pezzi di mozzarella freschissima, e la pizza del mese che prevedeva burrata, pomodori ciliegino e scorza di limone. Un accostamento particolare e semplicemente delizioso! Il costo è stato rispettivamente di 9€ e 10€, assolutamente ben spesi.




Naturalmente ogni padiglione ha il proprio ristorante ma, a meno che non abbiate già avuto modo di visitare l’esposizione in lungo in largo, significa fare lunghe attese sottraendo ulteriore tempo alla visita. Inutile dire poi che i prezzi sono davvero elevati e la qualità non sempre garantita (attenzione per esempio al ristorante ecuadoregno, amici non se la sono passata benissimo dopo avervi pranzato).

Insomma, non si può non riconoscere che l’Italia, come da suo stile passando attraverso mille problemi e per il rotto della cuffia, ce l’ha fatta anche questa volta.

Nessun commento:

Posta un commento